
Vittorio Sgarbi al Carnevale di Viareggio (Foto Umicini)
Viareggio, 22 febbraio 2023 – Centicinquant’anni fa, secondo la tradizione che si perde nel mito, la vis polemica del primo Carnevale viareggino fu indirizzata contro l’esattore delle tasse lucchese Piatti. Era il Martedì Grasso del 1873, giorno della primissima sfilata di "legni" sulla via Regia. Ieri era di nuovo Martedì Grasso, il "corso dei viareggini". Ma per ritrovare il guizzo polemico d’un tempo è servito un forestiero: Vittorio Sgarbi si è abbattuto sul quinto corso mascherato come un uragano. Ha fatto il Carnevale nel Carnevale, alimentando l’ironia dialettica col sindaco Giorgio Del Ghingaro a pochi giorni dalla (presunta, a questo punto) riconciliazione dopo le bordate incrociate sulla riqualificazione del Belvedere Puccini.
Il sottosegretario alla cultura è salito sul palco di Piazza Mazzini e "l’ha toccata piano", come si dice oggi: ha arringato la folla presente al concerto degli Extraliscio, prima di lanciare l’affondo: "Sono io il sindaco di Viareggio", ha gridato Sgarbi. Poi l’omaggio al Carnevale, con una certezza finale: "Sarà proprio... un bel vedere", e chi vuole leggerlo tutto attaccato e con la maiuscola, conoscendo la vis polemica del sottosegretario, probabilmente avrà visto giusto. E già prima del triplice scoppio del cannone, i rumor si inseguivano raccontando di un Del Ghingaro piuttosto scocciato, diciamo così, dall’ennesima uscita di Sgarbi sulla riqualificazione del Belvedere di Torre del Lago.
Insomma, un ferrarese e un lucchese protagonisti del corso che idealmente festeggia i 150 anni del Carnevale viareggino. I viareggini, dal canto loro, hanno messo la presenza – nessuna folla oceanica, ma per essere martedì un gran bello corso – e tanto, tanto cuore. Il pensiero, in un Carnevale sempre meno graffiante, ma che negli ultimi anni ha guadagnato in empatia, è andato alla guerra in Ucraina: domani l’altro saranno dodici mesi dallo scoppio del conflitto, e come un anno fa il mondo del Carnevale aveva preso subito posizione per la pace, così ieri il cuore di Burlamacco ha battuto vicino al popolo ucraino: il maestoso suonatore di Roberto Vannucci è entrato in piazza Mazzini, illuminato di tutto punto, con "Tango" di Tananai, il brano portato a Sanremo dal giovane cantautore milanese che racconta le difficoltà di un amore diviso dal conflitto in Ucraina. Sulle tribune sono corsi brividi, e quando le casse hanno sparato le note dolci di Nicola Piovani per "La vita è bella", più di un viso si è rigato di lacrime.
In tribuna, tra l’altro, c’era pure un gruppo di ragazzini ucraini. Tutti tra i 5 e i 14 anni, fuggiti dalle bombe assieme alle loro madri e ospitati dalla Croce Rossa di Marina di Massa. Si sono integrati, parlano perfettamente italiano e iniziano a inserirsi nel tessuto sociale. Ma il Carnevale no, non l’avevano ancora visto: anzi, non sapevano neppure cosa fosse. È dovuto intervenire il presidente della Croce Rossa di Viareggio Gianluca Molco: ha tirato le fila dell’ospitata, e grazie alla sinergia tra le due sezioni della Croce Rossa i profughi sono riusciti a godersi lo spettacolo del corso in notturna dalla tribuna, su invito della Fondazione e del Comune.
Già, il Comune. Poco dopo le 18, Sgarbi si è accomodato in tribuna, ma al posto di un Del Ghingaro mesto e contrariato, ha trovato il vice Valter Alberici. Il sindaco, stavolta non c’era in tribuna, e non si è gustato lo spettacolo dei carri illuminati artificialmente per dar vita a uno spettacolo nello spettacolo. Quello che hanno vissuto in prima persona turisti e figuranti a terra, incuranti del braccio di ferro tra il critico d’arte ferrarese e il sindaco lucchese. A Carnevale, "pensieri e noia" si danno al Libeccio; a Carnevale, "la vita è bella, la vita è gioia". È così da centocinquant’anni. E ha sempre funzionato benissimo.
Daniele Mannocchi
Alice Gugliantini