Viareggio, 21 febbraio 2022 - I volti che si scompongono quasi a sparire completamente e poi, quasi per magia, si ricompongono fino a scambiarsi un bacio sotto le stelle, è la miglior cartolina che arriva da Viareggio. Bacio che è l’emblema non soltanto del Carnevale ma di un Paese intero che vuole lasciarsi alle spalle paure, timori e angosce della pandemia. Per ricominciare a sognare, a vivere, a incontrarci e abbracciarci. Il segno della ripartenza, non solo economica dell’Italia, ma anche sociale e soprattutto emotiva.
Sarà stato che il primo corso coincideva con la primavera in mare e sarà stato l’effetto di una splendida giornata di sole, ma sta di fatto che la Passeggiata di Viareggio ieri pomeriggio ha chiamato a raccolta 40 mila persone da tutta la Toscana. Un’affluenza massiccia – forse neppure preventivata dalla Fondazione Carnevale – che ha messo a dura prova l’organizzazione logistica degli accessi al circuito. Con lunghe code per entrare e tempi di attesa anche di 20-30 minuti: colpa del doppio inevitabile controllo green pass e biglietto a ogni visitatore.
Un entusiasmo quasi incontenibile che ha fatto da contorno alla sfilata dei carri. Raramente, anche in passato abbiamo assistito a una prima del Carnevale con così tanta gente. E con così tanto entusiasmo. Quasi al limite dell’incoscienza visto che le mascherine – nonostante il generale assembramento – sono state indossate soltanto per varcare i cancelli d’ingresso. E poi gettate in aria. Come coriandoli e stelle filanti.
Dal canto loro i maghi viareggini della cartapesta – che in passato hanno raccontato costumi e malcostumi dell’Italia – hanno fotografato lo stato d’animo attuale degli italiani. Duramente colpiti dal Covid, messi in ginocchio da una crisi economica spaventosa, ma desiderosi di rialzare la testa e di ripartire. I fratelli Cinquini consegnano così alla storia della manifestazione un emblematico bacio nella costruzione dal titolo di ispirazione dantesca "E quindi uscimmo a riveder le stelle".
Mentre Priscilla Borri si affida a Vasco Rossi inserito in un palcoscenico surreale a forma di Covid per cantare una "vita decovizzata", senza più paure e limitazioni. Alessandro Avanzini, invece, rispolvera la sua antica vena di censore dei costumi italici raffigurando "Dotti, medici e sapienti", ferocia satira che va a colpire la classe dirigente italiana che come il Gatto e la Volpe di collodiana memoria promette mare e monti per uscire dalla crisi post pandemia. E poi c’è il sognatore in formato Don Chisciotte che da sdraiato si mette seduto per continuare a combattere contro quei mulini a vento che oggi rappresentano proprio la pandemia.
Una follia, forse. Ma del resto che cos’è il Carnevale se non un normale ribaltamento della realtà e degli schemi. Una festa di folli, insomma, come quella ideata da Luca Bertozzi che ha plasmato un gigantesco Achille Lauro raffigurato nelle vesti del Papa: il più folle tra i folli, simbolo della trasgressione. Come trasgressivi sanno essere i costruttori quando hanno il coraggio di affrontare tematiche spinose. Come hanno fatto Fabrizio e Valentina Galli, padre e figlia, che insieme hanno firmato "Homogeneity", con cui trattano la parità di genere.