PAOLO DI GRAZIA
Cronaca

Viareggio, i baci di cartapesta scacciano gli incubi. In 40mila per il Carnevale

La ripartenza di una manifestazione molta amata. Una bella giornata di sole scalda la prima sfilata dei carri. In un’atmosfera di ironia ma anche di ottimismo

Viareggio, i baci di cartapesta scacciano gli incubi. In 40mila per il Carnevale

Viareggio, 21 febbraio 2022 - I volti che si scompongono quasi a sparire completamente e poi, quasi per magia, si ricompongono fino a scambiarsi un bacio sotto le stelle, è la miglior cartolina che arriva da Viareggio. Bacio che è l’emblema non soltanto del Carnevale ma di un Paese intero che vuole lasciarsi alle spalle paure, timori e angosce della pandemia. Per ricominciare a sognare, a vivere, a incontrarci e abbracciarci. Il segno della ripartenza, non solo economica dell’Italia, ma anche sociale e soprattutto emotiva.

Sarà stato che il primo corso coincideva con la primavera in mare e sarà stato l’effetto di una splendida giornata di sole, ma sta di fatto che la Passeggiata di Viareggio ieri pomeriggio ha chiamato a raccolta 40 mila persone da tutta la Toscana. Un’affluenza massiccia – forse neppure preventivata dalla Fondazione Carnevale – che ha messo a dura prova l’organizzazione logistica degli accessi al circuito. Con lunghe code per entrare e tempi di attesa anche di 20-30 minuti: colpa del doppio inevitabile controllo green pass e biglietto a ogni visitatore.

Un entusiasmo quasi incontenibile che ha fatto da contorno alla sfilata dei carri. Raramente, anche in passato abbiamo assistito a una prima del Carnevale con così tanta gente. E con così tanto entusiasmo. Quasi al limite dell’incoscienza visto che le mascherine – nonostante il generale assembramento – sono state indossate soltanto per varcare i cancelli d’ingresso. E poi gettate in aria. Come coriandoli e stelle filanti.

Dal canto loro i maghi viareggini della cartapesta – che in passato hanno raccontato costumi e malcostumi dell’Italia – hanno fotografato lo stato d’animo attuale degli italiani. Duramente colpiti dal Covid, messi in ginocchio da una crisi economica spaventosa, ma desiderosi di rialzare la testa e di ripartire. I fratelli Cinquini consegnano così alla storia della manifestazione un emblematico bacio nella costruzione dal titolo di ispirazione dantesca "E quindi uscimmo a riveder le stelle".

Mentre Priscilla Borri si affida a Vasco Rossi inserito in un palcoscenico surreale a forma di Covid per cantare una "vita decovizzata", senza più paure e limitazioni. Alessandro Avanzini, invece, rispolvera la sua antica vena di censore dei costumi italici raffigurando "Dotti, medici e sapienti", ferocia satira che va a colpire la classe dirigente italiana che come il Gatto e la Volpe di collodiana memoria promette mare e monti per uscire dalla crisi post pandemia. E poi c’è il sognatore in formato Don Chisciotte che da sdraiato si mette seduto per continuare a combattere contro quei mulini a vento che oggi rappresentano proprio la pandemia.

Una follia, forse. Ma del resto che cos’è il Carnevale se non un normale ribaltamento della realtà e degli schemi. Una festa di folli, insomma, come quella ideata da Luca Bertozzi che ha plasmato un gigantesco Achille Lauro raffigurato nelle vesti del Papa: il più folle tra i folli, simbolo della trasgressione. Come trasgressivi sanno essere i costruttori quando hanno il coraggio di affrontare tematiche spinose. Come hanno fatto Fabrizio e Valentina Galli, padre e figlia, che insieme hanno firmato "Homogeneity", con cui trattano la parità di genere.