Viareggio, 12 febbraio 2024 – È nata, come i genitori Gilbert Lebigre e Corrine Roger, tra e nel Carnevale, Elodie Lebigre. E, come i genitori, con la Compagnia del Carnevale, ha rivoluzionato l’idea di stile e di spettacolo del Carnevale di Viareggio. Compagnia che, quest’anno, spegne 20 candeline.
Elodie, com’è nata la Compagnia?
"I miei genitori rientrarono al Carnevale richiamati da Arnaldo Galli, decano dei costruttori. Li chiamò e diede loro "carta bianca" per lavorare insieme. I miei sono nati nel Carnevale, sono andati in giro per il mondo e hanno riportato la loro esperienza, traendo ispirazioni dalle potenzialità del Carnevale e coinvolgendo nella creazione di uno spettacolo di strada le maschere che avevamo. Quando abbiamo cominciato, con questa proposta e idea particolare, non sono stati moltissimi ad aderire. Sulla "Ballerina" erano rimasti circa in 20…".
E poi?
"Poi, nel tempo, con l’esperienza il gruppo si è ampliato, perché chi è entrato è rimasto con grandissima partecipazione. Adesso siamo 200 maschere, che hanno trascorso con noi anni di lavoro e di un’idea di spettacolo globale. Dove tutto coinvolge il pubblico, a partire dai figuranti stessi intorno al carro".
Che ricordo hai di Arnaldo Galli?
"Ricordo Arnaldo, e gli anni in cui abbiamo lavorato con lui, con molto fascino. Sono stati anni di grande sintonia, soprattutto con mia mamma, che risulta solitamente più schiva perché molto timida. Ma con Arnaldo aveva un bellissimo rapporto, uno scambio artistico che mi ha sempre incantata, come mi ha sempre incantata vedere il genio di Galli all’opera".
Hai avvertito un cambiamento, in questo ventennio, nel modo di fare e di percepire il Carnevale?
"Assolutamente. Il cambiamento è stato graduale, però è stato un tipo di esperienza, immagino anche per gli altri, che ha portato a lavorare in modo diverso con le maschere per creare uno spettacolo ancora più coinvolgente. In questi 20 anni anche noi abbiamo imparato cose, a partire dal rapporto con artisti di altri ambiti, non specifici del Carnevale ma allo stesso modo appassionati. Ci siamo arricchiti a livello tecnico, spettacolare e umano perché l’idea di compagnia, e della Compagnia, si è concretizzata: siamo davvero una grande famiglia allargata che gira intorno alla cartapesta".
A proposito di rapporto con altri artisti, non si può non pensare a Bassanese.
"Con Luca Bassanese c’è una forte amicizia, nata sin da subito dalla prima collaborazione. Mio padre sentì Santo Subito a costruzione già iniziata, e ricordo che disse: “Che pezzo ganzo!“. Così abbiamo contattato Luca e lo abbiamo invitato a venire al corso e a interpretare la canzone sul carro, anche in modo goliardico. Da lì il connubio e la collaborazione, segno di stima reciproca, perché anche lui aveva, e ha, uno spirito in linea con quello della Compagnia e con lo scopo di raccontare la società. Tant’è che ha partecipato anche alla canzone realizzata per questi 20 anni, da un’idea di Stefano Florio. Viva la Compagnia … Viva! Viva la Compagnia è una cantata di gruppo, una riedizione di un brano del 1884, di cui ci sono diverse versioni in varie lingue. Noi la mettevamo sul carro in lingua inglese, e poi abbiamo deciso di scrivere le nostre strofe. È un brano che celebra i 20 anni di storia e di emozioni che abbiamo vissuto, dedicato anche alle persone che si sono raggruppate e ci hanno dato, e ci danno, energia per fare il carro. Abbiamo realizzato il video, insieme a Linda Jeszek, Carlo Nari e Giulia Badalassi, con le maschere e i costumi originali dal 2004 ad oggi, per dimostrare l’amore che continuiamo a ricevere e per celebrare il lavoro di mio padre di cui abbiamo portato avanti lo spirito. E questo è potuto accadere perché esiste il senso di collettività, caratteristico dell’arte popolare".
C’è un carro a cui ti senti più affezionata?
"Mi piacciono tutti, ma forse, a livello sentimentale, e non per una questione di bellezza, Adelante con Frida Kahlo, perché è un carro nato da un mio sogno, come una visione. Frida ha la particolarità, la capacità di trasformare il dolore in gioia, un po’ come il Carnevale: una catarsi fortissima, un’allegoria con cui riesci a parlare di qualsiasi argomento in mezzo ad una festa collettiva".