Viareggio, 4 febbraio 2024 – “È arrivato col sole e con l’amor (“Solo amore“) dal mare“ . È arrivato dal cielo, spinto dal Maestrale che gonfiava le vele dei paracadutisti, insieme a quella bandiera sotto cui si incontra, e si riconosce, Viareggio. La Burlamacca. É arrivato in anticipo, col rione Vecchia Viareggio. Ed è arrivato correndo giù dal cavalcavia, come un pazzo, per non perdersi il momento più atteso: "In sessantatré anni di vita l’alzabandiera l’ho perso solo una volta, quando arrivò la cartolina e mi toccò partire militare" racconta un Bertacca ("ma il nome non lo scriva, basta il cognome per capire che sono viareggino dai 400 di Tobino"). È arrivato con un’altra bandiera, in cui tutti dovremmo riconoscerci: quella arcobaleno. "Per farsi messaggero di pace" dice Burlamacco, che insieme a Ondina ha sventolato quella speranza entrando sui Viali a Mare. E ha portato anche una tregua di cartapesta: "L’amico Giorgio", ha detto il presidente della Regione Eugenio Giani rivolgendosi al sindaco Del Ghingaro durante il preludio istituzionale del primo corso, nonostante la bufera che si agita sul porto (in secca) di Viareggio.
Ieri il Carnevale è arrivato a Viareggio come una benedizione, come l’abbondanza dopo la carestia dell’inverno. È arrivato portando in dote alla Fondazione guidata da Marialina Marcucci un incasso che, ancora una volta, abbatte ogni record. E supera quello già straordinario del 2023, volando sopra i 400mila euro. Sfiorando i 500mila euro. E lo si era capito fin dal mattino che il cassiere della Cittadella avrebbe dovuto fare notte a contare. Lo si era capito dal fiume di gente che (bypassando il cantiere di via Mazzini) dalla stazione si è riversato sul Belvedere delle Maschere. Dalle auto parcheggiate ovunque, dai pullman carichi di turisti. Almeno tre partiti all’alba da Napoli: "Qui anche il caffè a Viareggio è buono, proprio come il nostro". Sarà l’aria, conveniamo. E napoletana è anche la giornalista Myrta Merlino, che il Carnevale l’ha visto per la prima volta ieri dalle tribune di piazza Mazzini. Ma per cui la nostra città è da sempre il mito: " “Quest’estate andiamo a Viareggio“ , diceva mio padre a mia madre. Viareggio – ha raccontato – era il sogno dopo un anno di lavoro". È arrivato come il 2 a 0 di Italia-Germania dell’82, come l’urlo del campione mondiale Marco Tardelli, nato sulla Pania e cresciuto a Pisa, che è stato quello di una nazione intera. "Cosa ho provato in quel momento? È impossibile da spiegare, è un’emozione che si può capire solo vivendola".
E l’emozione del primo giorno di Carnevale è come quella lì. Che non si può spiegare ma che vive in un attimo. L’attimo in cui la voce di Daniele Maffei s’incrina nell’urlo che accende la giostra: “Bando alla tristezza. Viva l’allegria. Buon Carnevale Viareggio“. L’attimo, appena dopo, in cui il mascherone si “Svegl.I.A“. L’attimo che non ti aspetti. In cui incontri, tra centomila occhi, lo sguardo di Gionata Francesconi, tornato a sfilare per Alessandro Avanzini col suo Dalì, artista tra gli artisti. E raccogli quel suo bacio soffiato come un coriandolo. L’attimo in cui mordi un bombolone preparato dalla presidente della Croce Verde Carla Vivoli. Perché le mele sono belle, imperiture e anche sane, ma il Carnevale è lo stravizio. “É caramelle, gianduiotti, pasticcini e gran confetti...“
Ha mille sfumature l’emozione del primo giorno di Carnevale. Così vorace da divorare il sonno di chi il debutto da artista del Carnevale, con la prima maschera isolata, lo vive come un sogno. Di chi ha faticato per scalare di categoria e fare del Carnevale un mestiere. E quella fatica, Michelangelo Francesconi, se l’è caricata sulle spalle portando un pezzo della sua mascherata di gruppo, arrivata con la promozione un anno fa. Giocando coi suoi mascheroni tra la folla, come nei vecchi Carnevali. Quelli che ritrovi anche nelle onde che avvolgono il gigante, fanciullo, di Jacopo Allegrucci. Ma l’emozione del primo corso è anche quella un po’ malinconica dei “vecchi“ carristi, per cui "Il Carnevale è già finito. Finisce ogni volta che il carro lascia il baraccone, per consegnarsi alla città" dice Massimo Breschi, tornato nell’Olimpo della cartapesta.
Ma c’è un’emozione, che emoziona più di tutte. Quella che vive oltre ogni distanza, perché il Carnevale non dimentica mai. Non l’ha fatto con il musicista Daniele Biagini, facendo risuonare le sue canzoni. Non l’ha fatto, grazie all’omaggio di Bertozzi e dei Burlamatti, col maestro carrista Giovanni Maggini, che il Carnevale l’ha fatto fino all’ultimo giorno, dentro e fuori dall’hangar. Non l’ha fatto con Emma e Leo, mascherati e abbracciati chissà dove. Proprio come in quella foto scattata un anno fa, che tanti carristi hanno fatto sfilare in questo vortice di vita.