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Cassazione, seconda udienza. La sentenza slitta a gennaio. Incombe il rischio prescrizione

Ieri hanno parlato gli avvocati difensori per i quali anche l’ultimo reato non sarebbe più punibile. Un’altra giornata lunga ed estenuante per i familiari delle 32 vittime morte nelle loro case.

Cassazione, seconda udienza. La sentenza slitta a gennaio. Incombe il rischio prescrizione

E’ stata un’altra giornata lunghissima. Dura, molto dura da sopportare per chi da oltre 14 anni attende che venga fatta giustizia. Ieri in Cassazione hanno parlato gli avvocati difensori degli imputati. Ma la sentenza, come ormai da giorni era nell’aria, slitta ad anno nuovo, nell’udienza già fissata del 15 gennaio, quella che dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – mettere la sospirata parola fine a una dolorosa ed estenuante vicenda giudiziaria. Da una parte gli imputati, dall’altra i familiari delle vittime: trentadue morti bruciati nelle loro abitazioni a seguito del mostruoso incendio divampato in conseguenza del deragliamento di un treno merci, il ribaltamento delle prime carrozze e il conseguente rilascio di gpl. Per i familiari delle vittime, per i magistrati che hanno condotto le indagini e anche per tre corti di merito (il primo grado e due appelli) non fu un disastro dettato dal caso, ma figlio di una serie di omissioni e di errori fatti ai più alti livelli delle società operanti nelle ferrovie sull’asse Germania-Italia.

Accuse rigettate anche ieri in Cassazione a Roma dagli avvocati difensori, la cui strategia principale è rimasta quella della prescrizione. Tre reati, come si sa, sono già caduti: le lesioni colpose, l’incendio colposo e infine l’omicidio colposo senza più l’aggravante dell’incidente sul lavoro. Resta in piedi soltanto il disastro ferroviario colposo. Ma gli avvocati difensori che hanno parlato ieri hanno sottolineato che a loro avviso anche quest’ultimo reato sarebbe caduto in prescrizione. Su quali basi? "Perché – hanno illustrato alla Suprema Corte – nel nostro codice esiste il reato di disastro colposo, mentre il disastro ferroviario è un aggravante del reato". Senza questa aggravante le pene sarebbero più basse e i tempi di prescrizione più brevi. A tal punto più brevi che la prescrizione sarebbe già avvenuta.

Altro capitolo importante su cui vertono i ricorsi degli imputati riguarda il tema del così detto giudicato progressivo. Secondo l’accusa e i legali di parte civile, tutti gli imputati – compresi gli ex amministratori di Rfi e Fs Moretti ed Elia – sono già stati condannati anche dalla Prima Cassazione che aveva rimandato all’appello sono per la rimodulazione della pena da scontare e per ridiscutere – solo per Moretti ed Elia – il profilo di responsabilità riguardante la velocità, per la quale sono stati assolti. In Appello era stato dato per scontato che invece sotto il profilo della tracciabilità erano entrambi colpevoli e già condannati definitivamente. Ieri i difensori hanno invece invocato l’annullamento della sentenza di Appello proprio perché all’epoca non era stato discusso nel merito la questione della tracciabilità. E per questo chiedono di rifare nuovamente il processo.

Poi c’è la questione dei tedeschi. Le cui responsabilità nella mancata manutenzione dell’assile che rompendosi determinò il deragliamento e il successivo disastro ferroviario, è apparsa evidente fin dall’inizio. Gli avvocati difensori si sono soffermati su due aspetti in particolare. La prima riguarda la mancata trascrizione della traduzione integrale della sentenza di Appello; la seconda riguarda l’entità delle pene: troppo severe, a loro dire, rispetto al reato contestato che anche per loro è il disastro ferroviario colposo.

E’ stata una giornata lunga e faticosa, come si diceva. Iniziata alle 10 di mattina in aula e terminata attorno alle 18,30. la Corte ha poi aggiornato le parti alla prossima udienza del 15 gennaio, quella che dovrebbe essere decisiva e conclusiva. Saranno ascoltati gli ultimi avvocati che ieri non sono riusciti a parlare. La Procura generale, salvo sorprese, non farà controrepliche. E così già nella mattinata del 15 gennaio la Suprema Corte potrà riunirsi in Camera di Consiglio e scrivere la sentenza. Rigettando i ricorsi? Accogliendone in parte qualcuno? Sono i dubbi che angosciano i familiari delle vittime. Ancora costretti a trascorrere intere giornate in aule di Tribunale a 10 anni dall’inizio del processo e a oltre 14 dalla strage.

Paolo Di Grazia