
Caterina Caselli insignita ieri mattina alla Gamc dal vicesindaco Walter Alberici con il premio Ondina d’Oro
Ai suoi occhi "Oltre ad essere un simbolo di orgogliosa femminilità", evoca anche un senso profondo di libertà, "Di andare, tornare, infrangersi e ripartire... Sarà per quel nome, che è movimento eterno: Ondina". Così Caterina Caselli il premio “Ondina d’oro“ – che la Fondazione Carnevale le ha assegnato quest’anno per ciò che ha consegnato alla musica del passato, del presente e del futuro, attraverso la sua carriera da interprete e poi da discografica per la Sugar Music – lo ha stretto forte, come la mano di una sorella. Come il significato delle parole che l’hanno consacrata al successo, cantate di fronte ad un Paese diviso tra il freno conservatore e la spinta all’emancipazione: “Nessuno mi può giudicare“. Era il 1966: la minigonna era il gesto estetico di una rivoluzione culturale in piena e il suo “casco biondo“, invece, un taglio netto al conformismo.
Quell’anno a vincere il Carnevale di Viareggio fu Arnaldo Galli, con “Non calpestate i fiori“, che sognava la pace che ancora tocca sognare. Ma Caselli non ha avuto l’opportunità di vederlo, per lei quello di ieri è stato infatti il primo Carnevale a Viareggio. "E oggi, guardandomi intorno – ha detto, ritirando il premio nella sala Viani della Gamc –, mi sono chiesta perché non sono venuta prima". Eppure, “Il Carnevale (va, va, va)“, nel 1970, l’ha cantato. E finiva male (va, va, va)... "Ma quella era solo una storia d’amore", di lacrime come coriandoli, scritta per lei dal paroliere Giancarlo Bigazzi.
Così in una giornata che “guardando le nuvole lassù“ non prometteva niente di buono, accogliendo la richiesta del vicesindaco Valter Alberici ("che ha confessato di essersi innamorato e emozionato con “Cento giorni“"), Caselli ha intonato quel vecchio ritornello stravolgendolo con una sola parola: “Il carnevale, va va va. Finisce bene, va, va, va“. Ma vada come vada. "Quando c’è un sogno – ha aggiunto Caselli, che ha incoraggiato i sogni di tanti artisti e non ultimo Lucio Corsi – bisogna provare a seguirlo. Poi non importa arrivare, l’importante è saper sempre ripartire".
E da Viareggio Caselli riparte con la cartolina più bella: "Quando mi sono svegliata e ho aperto la finestra mi sono trovata di fronte all’immensità del mare e della spiaggia. Alle vele delle barche spiegate al vento. È davvero una fortuna svegliarsi così, in una città che ogni anno riparte da un sogno".
Martina Del Chicca