Viareggio, 8 luglio 2023 – E poi non dite che la nautica non porta soldi. Non solo ai cantieri navali che si snodano sulla Darsena (proprietari e dipendenti), all’indotto (dalle aziende che si occupano della componentistica o della strumentazione di bordo), ai bar e alle trattorie che a pranzo sfornano piatti della tradizione viareggina per gli operai. Ma ce n’è per tutti. Anche per gli albergatori (quelli capaci di rinnovarsi e offrire servizi all’altezza per clienti esigenti come gli armatori) e ovviamente per i ristoratori non necessariamente stellati.
Un libro dei sogno o una favola? No, la realtà quotidiana di una città che è da sempre sinonimo di cantieristica di alta gamma. E che attrae armatori disposti non solo ad assicurarsi superyacht di ultima generazione (motori ibridi, impianti per l’infotainment, oltre a piscine, piazzole per l’elicottero e qualsiasi altra innovazione tecnologica).
Accade così che, qualche giorno fa, il titolare di un ristorante nel cuore di Viareggio riceve una telefonata da un armatore che chiede di riservargli una saletta e che ci sia vino a sufficienza per i suoi ospiti. Oltre naturalmente a caviale (un chilo e duecento grammi), aragoste (fatte arrivare appositamente dalla Sardegna). Ma anche arselle, capesante, rombo e riccìola. Il tutto da annaffiare con magnum di Krug (Grand Cuvée) e bottiglie di Petrus Grand Vin Pomerol 2015. Per un conto, ovviamente, all’altezza per una cenetta tra intimi (23 ospiti e 6 guardie del corpo): 100.000 euro. Tondi, tondi. La sera della prenotazione tutto era rigorosamente al suo posto. Le bottiglie da servire e quelle da far avere agli ospiti dell’armatore una volta terminata la cena Una magnum di Sassicaia per ognuno di loro). Ovviamente anche la brigata di cucina, seppur priva di stelle, ha preparato e impiattato i piatti, in maniera stellare.
Così, mentre il proprietario iniziava a riempire i calici di champagne, la moglie sospirava preoccupata: "ma l’hai chiesta la preautorizzazione della carta di credito", continuava a ripetere la signora per ogni bottiglia aperta. "Stai tranquilla", la rassicurava il marito mentre lei sempre più in ansia per "la botta" che poteva arrivare se ne andava a casa. Perdendo così la sorpresa finale. Già, perché quando il marito ha portato il conto la cifra era decisamente alta 74mila euro e pochi centesimi. E qui, con classe, l’armatore ha sorpresero ancora il ristoratore: "Facciamo pari, prendo qualche altra bottiglia e ti dò 100mila euro". Una bella mancia finale. Non c’è che dire.