Chi era l’uomo ucciso: "Una vita ai margini". E il decreto d’espulsione non ancora eseguito

Said Malkoum doveva presentarsi in Tribunale il prossimo 4 novembre. L’Algeria non lo riconosce come suo cittadino. Interpellato il Marocco.

Chi era l’uomo ucciso: "Una vita ai margini". E il decreto d’espulsione non ancora  eseguito

Said Malkoum doveva presentarsi in Tribunale il prossimo 4 novembre. L’Algeria non lo riconosce come suo cittadino. Interpellato il Marocco.

Nell’ultima immagine Said cammina sotto la pioggia nel buio di via Coppino, si volta, e con la coda dell’occhio vede quel Suv piombargli addosso. E due, tre, quattro volte ancora quando lui è ormai a terra. Un video di un minuto e venti secondi, diventato pubblico, mostra la tragica fine di un uomo che in Italia, a Viareggio, aveva vissuto sempre da invisibile. Di cui è perfino difficile ricostruire la storia. E che è sopravvissuto "di espedienti", in un bilico scivoloso, come racconta il legale Enrico Carboni che lo ha assistito in questi anni per "piccoli reati contro il patrimonio" e che il 4 novembre avrebbe dovuto rappresentarlo in un’aula di Tribunale di Lucca, dopo che nel 2019 l’uomo era stato sottoposto dalla Questura al decreto di espulsione.

Non era sposato, "e da quanto mi aveva raccontato – aggiunge ancora l’avvocato – non aveva figli". Non aveva neppure una fissa dimora, né il permesso di soggiorno, Said Malkoum (nella foto). Ma in una panchina della chiesa di San Paolino aveva trovato qualche amico e il suo spazio in questo mondo, "in cui però – prosegue l’avvocato – ha avuto difficoltà ad ad integrarsi". "Lo incontravo quasi ogni giorno andando allo studio – ricorda ancora Carboni –, credo che su quella panchina passasse gran parte delle sue giornate. E non faceva il parcheggiatore".

Quando aveva qualche spicciolo in tasca, "comprava da mangiare nel supermercato lì accanto. Altrimenti si allungava fino alla mensa di San Francesco" che prepara ogni giorno il pranzo per gli ultimi. Alcuni volontari, che d’estate e d’inverno girano la città per portare un po’ di supporto ai senza tetto, ricordano di averlo visto qualche volta ripararsi sotto le logge del mercato.

Era nato di giugno, l’11 aveva dichiato la prima volta che era stato identificato, nel 1977. Il consolato algerino oggi non lo riconosce come un suo cittadino, così– anche attraverso le testimonianze delle comunità magrebina – è stata attivata la procedura di identificazione presso quello marocchina. Alla ricerca di quella famiglia che Said aveva lasciato tanti anni fa, per avvisarla che quell’uomo partito ragazzo non potrà mai più tornare. Morto a 47 anni, su un marciapiede bagnato, sotto il peso di una storia tragica. La donna che lo ha investito ha raccontato che proprio lui, Said, poco prima le aveva rubato la borsa. Lei lo ha inseguito per duecento metri col suo Suv, mentre lui è scivolato oltre quel bilico disperato. Su una strada dove non ha incontrato pietà. Né giustizia.

Martina Del Chicca