MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

"Ciao Paolo Paolo". La sorella del centauro: "Mi mancheranno la tua fisicità e saggezza"

Pardini, 51 anni, è deceduto nel terribile schianto con la moto sulla Variante. Ancora al vaglio della Municipale le cause del drammatico incidente.

"Ciao Paolo Paolo". La sorella del centauro: "Mi mancheranno la tua fisicità e saggezza"

Pardini, 51 anni, è deceduto nel terribile schianto con la moto sulla Variante. Ancora al vaglio della Municipale le cause del drammatico incidente.

Era un uomo senza confini Paolo Pardini. Di terra e di mare. Profondamente radicato alle sue orgini, la sua famiglia, la sua Viareggio... Eppure alla ricerca di orizzonti lontani, che inseguiva navigando. La sua più grande passione; che aveva trasformato in una professione studiando per diventare comandante di yacht dopo un percorso da fisioterapista. Aveva 51 anni, vissuti tutti appieno, cercando di assecondare il suo vento. Per terra e per mare. Fino all’ultimo istante.

Fino a quando lunedì sera, poco dopo le 22, sulla Variante Aurelia, appena imboccato l’ingresso di Viareggio Sud in direzione di Lido di Camaiore, per cause ancora in fase di accertamento ha perso il controllo della sua motocicletta. Fatale, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato l’impatto con il guard rail. Devastanti le ferite riportate, che non hanno concesso all’uomo nessuna possibilità. I lampeggianti dei mezzi di soccorso fermi nel buio della bretellina, che attraversa l’ultimo lembo di campagna in mezzo alla città, sono l’immagine di una tragedia, l’ennesima sulla strada, che ha sconvolto Viareggio. Il porto sicuro di Paolo. O Paolo Paolo, come lo chiamavano gli amici più stretti.

Quando non era per mare, Pardini viveva al quartiere Migliarina. Da cui probabilmente lunedì sera era partito per raggiungere la casa degli amati genitori, il papà Guido Pardini e la mamma Gemma Spagnoli. Figlia di Letizia, pittrice naif, e di Spagnolo Spagnolo, dai primi del Novecento gestore del buffet della Stazione ed eroe silenzioso della Resistenza. Salvò tanti prigionieri dei nazisti dalla deportazione, travestendoli da camerieri, quando allo scalo viareggino scendevano per riprendere aria nel viaggio verso l’orrore, per poi aiutarli a fuggire da un destino tragico. Storia di coraggio che Spagnolo, morto a soli 46 anni, troppo presto per conoscere suo nipote Paolo, non raccontò mai. E che solo molti anni dopo la sua prematura scomparsa è stata svelata in un film.

Ed è proprio su questi valori tramandati di generazione in generazione, di libertà e di giustizia, di altruismo e caparbietà, che anche Paolo ha fondato la sua esistenza. Crescendo con un forte senso del dovere, ma spinto verso i sogni. Silenzioso nei suoi gesti di generosità, e dirompente in compagnia come le burrasche estive. "Irrequieto ed impulsivo, testone e sensibile, determinato e curioso. A te – lo ricorda un’amica – la vita piaceva mangiarla a morsi e sapevi prenderti cura di chi ti cercava. Disponibile e gentile, sincero e fiero". Paolo Paolo "Era speciale. Un amico di quelli che veri, capace di essere presente anche quando il mare lo portava lontano" raccontano i ragazzi che con lui hanno condiviso le gradinate dello Stadio dei Pini per seguire il Viareggio Calcio e la curva del PalaBarsacchi durante le partite del Cgc.

E senza confini, com’era il mondo di Paolo, è il saluto di sua sorella Caterina Pardini, medico anestesista. Colmo di luce, nonostante il dolore più cupo. "Ciao fratellone, anima mia bellissima ed evoluta. La vita è un attimo in confronto all’eternità, quindi ci rivedremo e ci abbracceremo presto. Ai nostri occhi il tuo cammino è stato breve e a me mancheranno il calore della tua corporeità e la tua profonda saggezza e sensibilità. Buon ritorno a casa. Il tuo compito qui si è concluso. Ti voglio un bene non misurabile, ma lo sai".