DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

“Ciuco-gate“, Querceta è una polveriera: "Si rischia di danneggiare la manifestazione"

I dubbi sulla vittoria del Ponte sono il tema del momento. Tra i contradaioli c’è rabbia ma anche prudenza: "Aspettiamo le indagini"

“Ciuco-gate“, Querceta è una polveriera: "Si rischia di danneggiare la manifestazione"

“Ciuco-gate“, Querceta è una polveriera: "Si rischia di danneggiare la manifestazione"

"È scoppiato un bel casino, ma non mi faccia parlare che ce ne sarebbero da dire tante, il Palio dei Micci non meritava una cosa del genere...". Il Palio è anche questo: un evento che a Querceta coincide con la vita quotidiana, nel bene e nel male, e tiene la mente dei contradaioli sempre impegnata. Che fa piangere di gioia o suscita sdegno. Succede al bar, nelle edicole, dal tabacchino, nei negozi e nei capannelli di gente intorno alle panchine. Dall’esterno sembra che tutto si svolga normalmente. Ma basta fermare una persona e chiedere un commento sul tema più discusso in paese che all’improvviso scatta qualcosa. L’istinto è manifestare la propria sensazione, poi però prevale la reticenza, il desiderio di attendere il verdetto, di non voler dire qualcosa di troppo. Di non osare un giudizio affrettato, perché qui si conoscono tutti e una frase o una parola detta in un certo modo possono rovinare rapporti. A monopolizzare le conversazioni è il sospetto che il 5 maggio il fantino della contrada del Ponte Augusto Vargiolu abbia vinto in maniera non limpida. L’ipotesi è quella di aver utilizzato un taser, con le scariche elettriche che avrebbero spinto il miccio Pelosino a correre più del solito. Il verdetto è nelle mani dell’agenzia di investigazioni di Firenze a cui la Pro Loco di Querceta ha inviato il materiale utile ad effettuare le indagini, in primis il video post-vittoria, con il fantino che sembra tenere un oggetto in mano, col pugno chiuso, per poi, forse, passarlo al presidente della contrada Francesco Sarti.

Mentre le bandiere delle otto contrade svettano in cima ai lampioni marcando i vari quartieri, ai loro piedi c’è chi un’idea se l’è già fatta. Nomi e cognomi sono tabù, inutile chiederli. Ma le parole escono come un torrente e in certi casi tagliano a fette una manifestazione che tra due anni spegnerà 70 candeline. "Questi episodi danneggiano il Palio – è l’idea più diffusa alla Quercia, che ha il suo epicentro in piazza Matteotti – e rischiano di allontanare la gente. Non è giusto, questa manifestazione per alcuni è un vero e proprio lavoro, che insegnamento si dà?". Più a nord, tra via Federigi e l’Eurospin, si finisce nel feudo del Ranocchio, simbolo perfetto dei salti dalla sedia che sono stati fatti di fronte ai filmati incriminati: "Quel miccio l’anno scorso era stato sorteggiato per un’altra contrada e non correva così: come si fa a non sospettare? Poi per carità, speriamo siano solo insinuazioni". E così pure al Marzocchino e a Ripa, dove hanno casa, rispettivamente, Leon d’Oro e Lucertola: "Viene voglia di mollare tutto, per cosa poi? Capiremmo se in palio ci fossero grosse somme. In realtà si va in rimessa, come si può rischiare a questo modo?".

Frasi sussurrate all’uscita di una boutique o mentre si sorseggia il caffè. Poi via di corsa, le faccende quotidiane aiutano a non pensarci. I presidenti di contrada sono irreperibili, chiamarli non serve a niente. Tra un tentativo e l’altro ci si imbatte però in qualche contradaiolo del Ponte, la contrada fortemarmina della Vaiana. Qualcuno si sbottona volentieri, ma sempre in forma anonima: "Siamo tutti amareggiati e aspettiamo le indagini. Sui social c’è chi ha già emesso la sentenza, ma sarebbe meglio basarsi su fatti oggettivi. Il nostro fantino suscita dubbi perché non ha esultato? È stato in testa negli ultimi tre giri, forse se avesse vinto al fotofinish avrebbe gioito di più".