Viareggio, 15 gennaio 2025 – Sembrava di assistere ad uno degli spettacoli della Canzonetta, con la platea gremita di amici del Carnevale, di chi, con lui sul palco si è esibito per una vita e chi, dall’altra parte, lo ha sempre seguito, ascoltato e amato. Era così, come una sala piena del Politeama, che era solito riempire ogni sera, la chiesa di San Paolino, ieri, per l’ultimo saluto a Claudio Morganti, dalla navata centrale a quelle laterali, tra i rappresentanti del Carnevale in miniatura, della Filarmonica Versilia e della politica e delle istituzioni, a partire dallo stesso sindaco Giorgio Del Ghingaro affiancato dell’assessore allo sport Rodolfo Salemi, quella al bilancio Laura Servetti, al consigliere della Lega Alessandro Santini, fino alla folla di chi, per un ultimo saluto, e un ultima risata, come forse lui avrebbe voluto, sono rimasti sul sagrato della chiesa, con un orecchio alle parole del parroco, un sorriso sulla bocca e gli occhi lucidi rivolti al cielo.
A ricordarlo, nella sua grande umanità, arguta comicità, ironica e tagliente intelligenza, capace di raccontare, sorridendo, i costumi, la vita e anche i drammi di una città. Capace di riunire, in quelle narrazioni, l’intera città.
La stessa che ieri si è riunita nel silenzio della chiesa, come quello che rimane, ora, di quel le canzonette, di quelle risate e di quelle parole che, ciascuno dei presenti, avrebbe potuto rivolgere alla memoria di Morganti, come, “re del Carnevale, amico, tesoro: era tutto - come sussurra l’attore Antonio Meccheri - Attraverso l’ironia intelligente ha sempre fotografato la realtà. Valeva più una sua frase che 100 di un libro. Ti rimanevano nel cuore”.
E in un silenzio rotto soltanto da un lungo applauso, come lui stesso aveva chiesto, che lo ha accompagnato dall’altare fino all’abbraccio finale della famiglia, della moglie Eliana, delle bandiere dei rioni viareggini e delle loro maschere. E dall’ultimo saluto di amici e cittadini che, al ritmo di “Come un coriandolo“ e di un “L’ho a schifi. L’ho a schifi. L’ho a schifi" gridato che, forse, nel silenzio del cielo, ha fatto sorridere, o quasi ridere anche lui.