Viareggio, 23 aprile 2025 – Prima di entrare nella sala del Concistoro si erano raccomandati con Wue, sul cerimoniale da seguire: “Quando ti troverai di fronte al Santo Padre – gli dissero – accenna un inchino...”.
Ma fu Papa Francesco, nel giorno del suo 86esimo compleanno, a stravolgere ogni protocollo. Stringendo e baciando la mano all’ultimo fra gli ultimi.
A Gian Piero, che tutti a Viareggio hanno conosciuto come “Wue“. Il clochard che ha vissuto a lungo in Darsena sotto i portici di piazza Lorenzo Viani – l’artista che ai vageri ha dedicato le sue opere – e che nel dicembre del 2022 ha ricevuto dal Pontefice la grazia del premio “Madre Teresa di Calcutta“, “per aver dato amore ai poveri come lui, con le monetine che nessuno vuole, che raccoglie e poi trasforma in generi alimentari che dona a chi ha meno di lui. Un povero tra i poveri”.

Quel poco che aveva, o che riusciva a racimolare, Wue, che oggi vive in una casa protetta in Versilia, lo condivideva con chi aveva ancora meno o soffriva le privazioni. “Sono nato disgraziato – raccontò quella mattina di dicembre – . E da disgraziato ho imparato ad aiutare gli altri”.
Raccogliendo i ramini, trasformandoli in pacchi alimentari “in pasta, olio, burro, formaggio grana... per tutta quella gente che poverina – aggiunse – non riesce ad arrivare alla fine mese”.
L’impegno di Wue, raccontato per la prima volta sulle pagine de La Nazione nel 2019, colpì Fiorenzo Tommasi, presidente del “Comitato della Croce” di Cavarzere, che decise di riconoscere a Gian Piero il “Premio internazionale della bontà”. “Fu un impresa riuscire a mettermi in contatto con lui, ma – ricorda Tommasi – feci il possibile. Perché la sua storia era ed è un insegnamento prezioso”.
Ci riuscì. Anche tramite l’allora presidente della Croce Rossa di Pisa, Antonio Cerrai, che si prendeva cura della salute di Wue. E così nel settembre del 2021, Gian Piero ritirò quel riconoscimento a Venezia.
“Dalla Spagna all’Australia, tanti giornali e televisioni da quel momento volevano conoscere la storia di Gian Piero”. Uscito dalla “fine del mondo“, da quel margine invisibile in cui ha abitato a lungo. Da quando per problemi di salute fu costretto a rientrare in Italia dall’Estero, dove aveva lavorato come cuoco in grandi catene alberghiere, e non è più riuscito a trovare un’occupazione.
Tommasi decise poi di raccontare “questa storia di straordinaria umanità” anche al Cardinale Angelo Comastri. “E qualche tempo dopo, proprio dal Cardinale Comastri, ricevetti la telefonata”: il Pontefice voleva incontrare Wue, “il clochard che aiuta i poveri“.
E quella giornata in Vaticano è rimasta nel cuore di Tommasi, “Come una delle più belle della mia vita. Papa Francesco prese le mani di Gian Piero e lo baciò, un gesto semplice ma potente. Capace di rimettere un ultimo al primo posto”. Ad accompagnare Gian Piero a Roma, insieme a Tommasi e a Don Luigi Pellegrini, c’era anche Cerrai: “Quello che è accaduto quella mattina è stato toccante.
Quando Papa Francesco ha stretto le mani di Wuè le ha definite “Sante“, perché quelle erano mani che aiutavano il prossimo. I bisognosi. Con quel gesto Papa Francesco è stato capace di aprire un orizzonte, di lasciarci una lezione di vita indimenticabile” Come un faro che indica la strada.
Lo scorso Natale Tommasi è tornato in Versilia per incontrare Wue, “Gli ho portato una cornice con la fotorafia di quell’incontro speciale. Perché sapevo che l’aveva persa, e che per lui era un grande dispiacere”. Insieme hanno ricordato il gesto di Jeorge Mario Bergoglio. “Io non so perché ho meritato tutto questo” gli disse Gian Piero. Ma a spiegarlo, con parole semplici, è stato ancora una volta Papa Francesco: “Perché le sue mani sono sante, sono mani che aiutano”.