
In arrivo un suppellettile "usa e getta" pensato dall’associazione ’In altre parole’ . L’operato realizzato con iCare è diretto a chi non può esprimersi verbalmente.
di Gaia Parrini
"Per me è stato un dono, e voglio regalarlo anche a voi, affinché tutti i bambini possano usufruirne", così, con la voce rotta dall’emozione, Sandra Gemignani, presidente di “In altre parole“, l’associazione di genitori, insegnanti ed educatori che, in maniera diretta o indiretta, hanno a che fare con autismo e disabilità e che si occupa di comunicazione alternativa aumentativa con strategie, strumenti e tecniche che consentono di comunicare alle persone che non possono esprimersi verbalmente, ha presentato il progetto di inclusione realizzato insieme all’Istituto comprensivo “Don Milani“, iCare e l’amministrazione comunale. È un progetto pilota, quello che sarà diffuso dalla prossima settimana nelle scuole primarie “Egisto Malfatti“ e “Don Beppe Socci“ e nell’asilo nido “Il Coriandolo“, realizzato nella tovaglietta usa e getta che sarà usata durante i pasti all’interno delle scuole, con simboli stampati attraverso cui gli alunni che non possono esprimersi verbalmente avranno la possibilità di interagire con insegnanti e personale iCare che offre il pranzo. E, proprio attraverso quei simboli, il bambino potrà esprimere le proprie sensazioni, oppure ringraziare o fare richieste, "perché noi adulti siamo abituati a pensare che la comunicazione avvenga in un solo modo - racconta la dirigente scolastica Nella De Angeli -. Ma non è vero, avviene anche gesticolando, guardandosi. E questa tovaglietta intende non solo garantire a tutti la possibilità di esprimersi e partecipare alla vita sociale, ma anche promuovere, appunto, da parte di tutti la comprensione che esistono diversi modi di comunicare. E ci auspichiamo che anche la città si arricchisca di segnali che tutti possono guardare. Lavorando insieme si arriva a dare qualcosa di più: siamo in una società in cui le persone cercano di dividerci ma se siamo insieme siamo più forti. Non una forza fisica, ma della creatività".
Una forza anche dell’unità e della comunità, quella che ha vistoconvergere verso un unico obiettivo l’impegno e l’apporto di diverse parti, dalle scuole, presenti con alcune delle classi alla presentazione del progetto, all’associazione “In altre parole“ al Comune e iCare. "Gestire il servizio di refezione scolastica a Viareggio è per noi un’attività rilevante che merita ogni possibile attenzione - commenta il presidente iCare Moreno Pagnini - Non basta garantire un’elevata qualità del cibo, cosa che facciamo attraverso un monitoraggio giornaliero dell’intero ciclo di preparazione dei pasti, ma serve anche la massima attenzione al benessere psichico dei bambini durante la somministrazione dei pasti stessi. Per questa ragione abbiamo aderito al progetto di comunicazione alternativa aumentativa nell’ottica di migliorare il servizio offerto a reinvestare le risorse maturate in ulteriori servizi alla cittadinanza". "È stato un bel viaggio da realizzare insieme - racconta l’assessora alla cultura e alla pubblica istruzione Sandra Mei - E mi sento orgogliosa di far parte di una comunità educante. È un viaggio che va raccontato perché è la buona pratica di come le cose nella scuola sono fatte bene e con il cuore, che arriva sempre oltre l’ostacolo. Mi auguro che possa essere soltanto il primo progetto pilota e che verrà accolto in tutte le scuole". "È importante, infatti, non solo il messaggio di inclusione nel dire la loro - aggiunge l’assessora al sociale Sara Grilli - Ma anche il trasmette le emozioni, in tutto ciò che facciamo, anche con la tovaglietta, che aiuta, tutti, a dire quello che vogliamo".
Un progetto, in linea con l’attività che “In altre parole“ porta avanti da diversi anni, con la traduzione in comunicazione aumentata di libri per le scuole, di istruzioni da inserire nei gabinetti e anche di schemi e tabelle per orari e materie da illustrare in aula, che nasce, a partire dai bisogni terapeutici e si sviluppa, con il suo utilizzao, in ogni ambito, "perché le immagini, per esempio, sono la prima cosa che rimane impressa, ed è una forma non verbale unica - spiega Sandra Gemignani -. Pensiamo che possa far comunicare tutti, e, da lì, si creano materiali e i simboli, appunto, messi a disposizione di tutti".