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Edoardo Bernkopf e Vanna Broia, genitori della 12enne morta nel luglio 2019
Due parole sole, ma pesanti come macigni: negligenza e imperizia. Ricorrono più di una volta nelle 217 pagine con cui il giudice del tribunale di Lucca Antonio Massari motiva la sentenza emessa l’11 dicembre quando furono condannate 6 persone per omicidio colposo aggravato per la scomparsa di Sofia Bernkopf, la 12enne di Parma morta il 17 luglio 2019 all’Opa di Massa quattro giorni dopo l’incidente nella piscina del bagno "Texas", quando si tuffò ma non riuscì a risalire a causa dei capelli risucchiati nel bocchettone.
Il giudice aveva comminato 4 anni a Enrico Lenzi, costruttore della vasca a idromassaggio, 3 anni e due mesi alle titolari Simonetta ed Elisabetta Cafissi e ai rispettivi mariti Giampiero Livi e Mauro Assuero Marchi, e 2 anni e due mesi al bagnino Emanuele Fulceri (l’altro bagnino Thomas Bianchi è stato invece assolto). Il dispositivo racconta di una lunga serie di irregolarità che, messe insieme, hanno creato le condizioni sfociate in tragedia. Non a caso la pena più cospicua è stata emessa nei confronti di Lenzi, "in quanto la sua condotta – si legge – ha costituito la genesi necessaria e il substrato su cui si sono inserite le altrui condotte colpose". Il riferimento è ai difetti della piscina, risultata "non conforme ai requisiti tecnici e operativi stabiliti dalla normativa nonché priva di un sistema di sicurezza che ne consentisse l’arresto immediato in caso di irregolarità". La famiglia Cafissi a sua volta è stata riconosciuta colpevole di violazioni avendo omesso di occuparsi di tutte quelle garanzie che, se applicate, avrebbero potuto scongiurare l’incidente, in primis la prevenzione e il controllo delle fonti di pericolo. Idem Fulceri: oltre a non aver assicurato un’adeguata formazione all’apprendista bagnino Bianchi, aveva omesso di verificare se l’impianto rispondesse ai requisiti di legge.
"Ci sarà l’appello – scrivono i genitori di Sofia, Edoardo Bernkopf e Vanna Broia, difesi dall’avvocato Stefano Grolla – ma non sarà facile per i condannati ribaltare conclusioni così analitiche ed esaustive. La giustizia ha fatto il suo corso, ma resta la sgradevole sensazione, già provata il processo, nel percepire la totale mancanza di partecipazione degli imputati al nostro dolore. La sentenza ha scoperchiato il ’vaso di Pandora’ delle irregolarità nelle concessioni balneari. Speriamo che le condanne siano da esempio affinché si adottino tutte le necessarie modifiche e una tragedia simile non si verifichi mai più".