MARIA NUDI
Cronaca

Convertiti al veganesimo. In dieci anni sono quadruplicati. L’esperta: "Ma non siate rigidi"

Secondo i dati Eurispes, la fetta di chi ha abolito ogni prodotto di origine animale è salita al 2,4%. La dietista Pennacchi: "Con la giusta attenzione, lo sviluppo avviene in modo regolare".

Secondo i dati Eurispes, la fetta di chi ha abolito ogni prodotto di origine animale è salita al 2,4%. La dietista Pennacchi: "Con la giusta attenzione, lo sviluppo avviene in modo regolare".

Secondo i dati Eurispes, la fetta di chi ha abolito ogni prodotto di origine animale è salita al 2,4%. La dietista Pennacchi: "Con la giusta attenzione, lo sviluppo avviene in modo regolare".

"I dati Eurispes rapporto Italia 2023 raccontano che i cittadini che scelgono di essere vegani rappresentano il 2,4 % della popopolazione rispetto allo 0,6% del 2014. È un dato in crescita. La scelta del menù vegano viene fatta anche dai giovanissimi e dalle donne e dagli uomini con un livello cultuirale medio alto. Spesso sono persone che associano a quel tipo di alimentazione una riflessione etica e filosofica. Da parte nostra nessun pregiudizio e preclusione, ma chi fa questa scelta deve farla in modo consapevole senza confondere la salute con il salutismo". Loretta Pennacchi ha scelto di essere una dietista e da anni fa parte dell’equipe del team integrato e multidisciplinare del Centro Arianna per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. Il centro pisano, responsabile Agnese Ciberti, rappresenta una eccellenza della Asl Toscana Nord Ovest, il servizio si rivolge a cittadini di una fascia di età allargata dai bambini, agli adulti fino agli anziani.

Quali sono i valori e i motivi per cui una persona decide di abbracciare l’alimentazione vegana?

"È una scelta che affonda le motivazioni in una visuale della vita articolata e complessa: abbraccia aspetti etici, filosofici, ideologici e politici nei quali rientra la tutela dell’ambiente, il valore della vita dal momento che chi è vegano non mangia carne e pesce. In questi anni si è ampliata anche la forbice della popolazione vegetariana che rappresenta il 4,2% della popolazione".

Quali sono gli aspetti positivi della scelta vegana e vegetariana?

"La dieta vegetale in genere è meno impattante per quanto riguarda il rischio di malattie cardiovascolari, di patologie legate al diabete o all’obesità. È stato verificato che l’uso eccessivo di carne rosse processate si può correlare ad un maggior rischio dello sviluppo del tumore del colon in soggetti che magari hanno una sorta di predisposizione".

Nella scelta della dieta vegetale, vegana o vegetariana che sia, in quali rischi si può incorrere?

"Nei giovanissimi, faccio riferimento agli adolescenti, una alimentazione di quel tipo vissuta in maniera rigida può creare una carenza vitaminica del gruppo B in particolare della vitamina B12 necessaria nello sviluppo del sistema nervoso centrale e nella maturazione dei globuli rossi, una situazione che potrebbe provocare l’anemia. In un momento di crescita le alimentazioni rigide non sono indicate. Basta essere sufficientemente attenti perché lo sviluppo avvenga in modo armonioso. Nell’attività del Centro Arianna del quale faccio parte abbiamo visto che chi sceglie in modo rigido questo tipo di alimentazione può incappare in un disturbo della alimentazione selettivo e restrittivo che, in modo particolare nella adolescenza, è più prudente evitare. Spesso questa scelta alimentare viene vissuta come una scelta salutista nel quale prevale uno stile di vita impeontato anche a una attività fisica eccessiva. Ma ripeto il salutismo non è sinonimo di salute, la salute si basa su equilibri diversi".

Quale alimentazione, senza fare una classifica morale e senza pronunciare alcun giudizio è corretta?

"Nel 2010 l’Unesco ha dichiarato l’alimentazione mediterranea patrimonio della umanità. Ci sarà un motivo. È una alimentazione che evita i rischi di scelte estreme. Inoltre prevede anche un impegno di carattere motorio anche quello da fare non in modo rigido".

La dieta mediterranea fu riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dall’Unesco nel novembre 2010, grazie alle pratiche tradizionali, alle conoscenze e alle abilità che sono state tramandate di generazione in generazione in molti paesi mediterranei, fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità.