Camaiore, 2 febbraio 2020 - L’ingegner Marco Andreozzi è appena tornato dalla Cina con un volo attraverso Israele, e nessuno lo ha controllato. Si è messo in quarantena da solo, a casa, dove vive con la moglie cinese e tre figli.
«Ero nel mio studio a Guangzhou, a nord ovest di Hong Kong – racconta Andreozzi al telefono – Sono tornato e per scrupolo mi sono messo in quarantena da solo, al piano inferiore della nostra abitazione anche se mi sento benissimo. Porto la mascherina e mia moglie mi porta il cibo negli orari concordati. Lei e i nostri figli al momento stanno separati da me, al secondo piano".
Il professionista camaiorese da sempre lavora con l’Oriente e soprattutto in Cina, dove s’è fatto una famiglia. Guangzhou, capoluogo del Guangdong, non ha nulla a che vedere con Wuhan, focolaio del nuovo corona virus: "Ho viaggiato lungo la tratta costiera Pechino, Tianjin, Shanghai, Shanzhen e Guangzhou. Per rientrare ho evitato il flusso turistico verso queste città e quello degli emigranti che tornavano a Wuhan, dal 16 al 20 gennaio. Nonostante ci fosse già il problema virus le notizie ufficiali erano assolutamente insufficienti, quasi fosse un’influenza, purtroppo".
Dalla Cina è approdato prima in Israele per lavoro, e infine in Italia: "Non ho trovato controlli, nessuno mi ha segnalato né’ controllato il mio stato di salute, per questo ho scritto anche al Ministero della sanità. Anche se la questione riguarda l’Organizzazione mondiale della sanità, visto che il protocollo trascurato gli arrivi da aeroporti intermedi, tipicamente europei“. Nella lettera che Daniela Alberti del Ministero ha inoltrato all’Assistenza sanitaria in Ambito Internazionale, si legge: "Segnalo una falla nel sistema dei controlli. Ieri sbarcavo a Fiumicino da Tel Aviv, ma il 21 avevo lasciato la Cina per l‘India (senza toccare Wuhan). Sono andato in Dogana a dichiararlo e, per l‘appunto, le prescrizioni dell‘Oms non contemplano misure di controllo in sito, per temperatura corporea ed analisi. Che invece ci devono essere. E‘ banale: basta predisporre un documento per ogni arrivo dove si dichiari se si è stati in Cina nelle due settimane trascorse in precedenza. Mi sono messo in quarantena a casa fino al 5 febbraio, ovviamente. Ma chissa‘ quanti casi esistono come il mio. Inoltre, molti cinesi sbarcano in altre città d‘Europa, e poi da lì volano in Italia. Conosco personalmente casi proprio di questi giorni. Altra grave falla, perché tra i cinesi esiste ancor meno consapevolezza diffusa del problema. Su tutti gli arrivi, bisogna predisporre questa autodichiarazione".
Un monito che anche la Questura ha accolto e inviato a chi di dovere. Andreozzi, per esserne esperto ed avervi vissuto, è conscio del fatto che in determinati ambienti le abitudini cinesi sono molto diverse dalle nostre: più promiscuità nel cibo e minori precauzioni nelle cure e nelle cautele per la trasmissione di infezioni semplici. "Mi auguro che l’Italia sia categorica sull’importanza ed imposizione della quarantena – conclude – Sono anche convinto che con le dovute precauzioni l’epidemia verrà bloccata. Finalmente gli esperti americani sono stati invitati a dare una mano e questo è un bene: il vaccino sarà trovato prima. Chi rientra dalla Cina non dovrebbe farsi fare analisi del sangue. Se sei infetto infatti è sbagliato andare all’ospedale o al pronto soccorso, a mio parere: se ad una persona in quarantena sorgono sintomi, deve chiamare solo il 118. Consiglio razionalità, non certo panico". Comunque, in caso di dubbi o di malessere, le uniche persone da consultare sono i medici. Isabella Piaceri © RIPRODUZIONE RISERVATA