di Daniele Mannocchi
VERSILIA
Si mandano i bambini a nuoto, a danza, a calcio. Magari avendo negli occhi i propri idoli sportivi. Ma dietro l’attività fisica c’è molto di più: c’è un modo di stare al mondo, di prendersi cura di sé e della propria salute. Ne parliamo con Elia Orselli, responsabile tecnico al Centro federale di San Giuliano della Fig
Orselli, partiamo dalla base. Perché un bambino deve fare sport?
"Bisogna partire da un presupposto: si parla di movimento e attività fisica a 360 gradi. Poi c’è un altro mondo, che è quello delle discipline sportive. Noi parliamo di attività, movimento. Che è importantissimo: secondo le ultime evidenze scientifiche, il volume di attività fisica di bambini e ragazzi nei Paesi industrializzati sta scendendo. Non esiste più il tempo pomeridiano che i bambini spendevano fuori da scuola per giocare, e che veniva integrato facendo sport. La cosa importante è che i ragazzi facciano attività fisica, che non deve essere necessariamente legata a una disciplina specifica. L’esercizio fisico aiuta a sviluppare un proprio bagaglio motorio, pratico e teorico a tutto tondo: si attivano differenti schemi motori, dal salto allo sprint, dal tirare allo spingere all’arrampicarsi. E questi schemi motori, il bambino se li ritrova nella quotidianità, perché sono alla base del movimento di tutti i giorni. Perché ci sono degli esperti in scienze motorie nelle scuole calcio? Perché aiutano a sviluppare schemi motori di base che non verrebbero toccati a livello sportivo: in allenamento ci si concentra su scenari situazionali. Ad esempio, si impara a correre con la palla, ma non senza. Si fa tutto in modo specifico, mentre al bambino servono prima di tutto schemi motori a-specifici".
Secondo lei, elementi così importanti per lo sviluppo dei bambini non dovrebbero essere insegnati a scuola?
"Assolutamente: dovrebbe essere la realtà di uno Stato civile e civilizzato. Non è piu ammissibile che l’attività fisica sia messa da parte, e non solo per i benefici in termini di sviluppo mentale e strutturale, ma per la salute a 360 gradi".
Può spiegare questo aspetto?
"L’attività fisica è un farmaco che può aiutare chi è alle prese con diverse patologie. Si migliora da un punto di vista cardiaco, respiratorio e non solo. Per questo l’attività fisica, intesa come movimento e non sport, andrebbe inserita in un contesto scolastico. Così si potrebbe sopperire alla mancanza di quel che si faceva una volta da bambini, e che oggi per vari motivi non si fa più. Il mondo cambia: sta a noi decidere se accettare la cosa o intervenire. Come? Sovvenzionando le scuole, creando attività scolatiche secondarie e pomeridiane, in cui il bambino sperimenti il movimento e l’attività tramite circuiti funzionali, coordinativi, dei piccoli approcci alla forza, il rinforzo del core, lavoro monopodalico e bipodalico delle gambe per l’equilibrio. Poi starà al bambino adattare quanto ha appreso alle esigenze sportive, creando un gesto specifico".
È consigliabile praticare più di uno sport da bambini?
"Il discorso è legato alle fase sensibili dello sviluppo. In base all’età e allo sport, il bambino sviluppa determinati schemi motori. Le evidenze scientifiche ci dicono che chi sviluppa più bagagli motori ha una migliore crescita globale, anche in termini di sviluppo cognitivo ed emotivo, perché fare sport individuale non è come fare sport di squadra".
C’è una frequenza consigliata per fare sport da bambini o ragazzi?
"Le linee guida dell’Oms dicono che un’attività vigorosa andrebbe fatta tre volte a settimana e un’attività aerobica due o tre volte a settimana, ma sempre ricordandosi l’importanza del recupero per ripristinare le pompe energetiche usate per gli allenamenti. Nei bambini, la soglia di fatica è molto bassa, quindi possono fare movimento e attività fisica anche tutti i giorni. Hanno un altro tipo di struttura rispetto agli adulti. Personalmente, farei in modo e maniera che i bambini riescano a fare attività diverse nell’arco della settimana, in modo da usare muscoli diversi, rispettando comunque il tempo di recupero, in particolar modo per quel che riguarda il sonno. Sarebbe un capitolo enorme da esplorare: mi limito a dire che il sonno è alla base del recupero".