
Lo stemma della Croce Verde sparito
Viareggio, 27 giugno 2018 - Era rimasto solo lo stemma, in rilievo sulla facciata del palazzo in via Machiavelli. A ricordare che sul finire del ’900, quando ancora si chiamava via della Luna, lì al civico 163 – dove oggi opera la Croce Rossa – nasceva, dalla basi dell’Associazione di Pubblica assistenza e salvamento, la Croce Verde. Un simbolo, radice della città, espressione del solidarismo laico. Oggi quello stemma – con l’ancora, una gomena e una croce verde al centro – realizzato in cemento nei primi del ’900 e sopravvissuto anche al fascismo, non c’è più.
E’ sparito, cancellato dopo i lavori di riqualificazione della facciata del palazzo disposti dalla Croce Rossa. Se ne sono accorti una decina di giorni fa alcuni volantari della Croce Verde, che passando da via Machielli e alzando istintivamente lo sguardo non l’hanno trovato.
Lì al suo posto, a riallacciare quel legame con la storia, fatta di generosità, resistenza e coraggio. Di fronte all’ufficio della presidente della pubblica assitenza, Carla Vivoli, è cominciato un frenatico via vai. «I soci – racconta Carla – vogliono sapere che fine abbia fatto lo stemma. Non per capriccio, ma perché rappresenta qualcosa di importante per ognuno di noi».
La stessa Vivoli dunque ha preso carta e penna, ed ha informato il comando della Municipale: «Poiché tale stemma, non solo è ricordo della storica presenza della Croce Verde, ma si ritiene possa rivestire anche interesse artistico storico si chiede – è l’invito – di verificare se per la cancellazione dell’opera sono stati rischiesti e ottenuti tutti i permessi necessari e quale autorità, eventualmente, li ha concessi».
In attesa delle verifiche, la sparizione dello stemma rivela una storia davvero incredibile. E di ruggini. Che comincia da lontano, nel 1914, quando l’avvocato Riccioni acquistò per 14mila 500 lire la palazzina di via della Luna (il 163 di via Machiavelli) da resistituire agli eredi di Cesare Pellegrinetti in 10 cambiali e con l’impegno di donare l’immobile alla Croce Verde. Dieci anni dopo scoppiò lo scontro con il Fascismo. L’8 giugno gli squadristi viareggini invasero la sede e con la minaccia delle armi costrinsero il Consiglio Direttivo presieduto da Carlo Giannessi a dimettersi.
La persecuzione contro il Giannessi continuò e per sottrarsene, il presidente si rifugiò a Milano. Qui, la sera dell’8 novembre del 1926, al colmo dello sconforto, si tolse la vita su una panchina di un giardino pubblico. Nel frattempo, a Viareggio, sulla Croce Verde piombò l’accusa di associazione sovversiva. Con regio decreto, controfirmato da Benito Mussolini, il 18 ottobre 1930 Re Vittorio Emanuele sciolse l’associazione e confiscò il patrimonio.
I mezzi di soccorso andarono alla Misericordia, la sede di via Machiavelli passò alla Croce Rossa. Solo dopo la liberazione, e la fine del regime, riprenderà l’attività della Croce Verde, guidata da Antonio Giorgetti: il papà di Amalia, moglie di Milziade Caprili. Il primo presidente della Liberazione. Croce Verde e Croce Rossa per quarant’anni si sono contese la proprietà dell’immobile, pur coabitando sotto lo stesso tetto. La questione arrivò in tribunale, e nel 1979 i rapporti si esacerbarono a tal punto che la Cri tinse di rosso la croce verde dello stemma in cemento sulla facciata della sede. Scatenando, oggi proprio come allora, l’insurrezione dei volontari della Croce Verde.