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Croci e speranza Eccoci a Sarajevo

Croci e speranza Eccoci a Sarajevo

Dal 1992, niente è stato più uguale a prima a Sarajevo. La guerra che ha cambiato i connotati alla capitale della Bosnia Erzegovina sembra un ricordo lontano, eppure alcuni segni sono ancora evidenti nelle colline bianche di croci che hanno spazzato via i boschi e nei palazzi crivellati di colpi che nessuno si è preso la briga di sistemare.

Nonostante Sarajevo non sia la prima meta che possa venire in mente quando si pianifica un viaggio, questa città ha la capacità di depositarsi dentro, smuovendo qualcosa che forse abbiamo introiettato trent’anni fa attraverso le immagini del telegiornale. Un viaggio a Sarajevo non può che cominciare nella Baščaršija, la zona centrale della città che fu prima caravanserraglio e poi mercato e in cui convivono tante anime. Qui coesistono una moschea, una scuola islamica, una cattedrale, un bagno turco, la Torre dell’Orologio e una piazza contesa tra umani e piccioni su cui si affacciano caffè e negozi.

Un tempo bersagli di guerra e oggi simboli di unione, i ponti sul fiume Miljacka mettono in comunicazione le due sponde della città. Il più famoso è il ponte latino, dove una targa ricorda l’assassinio dell’erede al trono di Austria e Ungheria Francesco Ferdinando d’Asburgo mentre l’acqua scorre impetuosa lavando i ricordi. L’apparizione della Biblioteca nazionale poco più avanti rievoca altri ricordi legati all’incendio che polverizzò un milione e mezzo di libri; oggi il palazzo è stato fedelmente riprodotto seguendo il progetto originario. Sulla sponda opposta del fiume si trova un altro esempio di speranza e ricostruzione: la cabinovia di Sarajevo riaperta nel 2018 dopo essere stata distrutta durante la guerra conduce al punto panoramico del Monte Trebević a 1164m regalando una vista della città dall’alto.

Viaggiare significa mantenere viva la memoria e a volte è necessario mettersi a disagio per sentirsi più vicini a chi la guerra l’ha vissuta – o la sta vivendo – sulla propria pelle. Tra i tanti posti della memoria, a colpirmi sono stati il tunnel che fu costruito durante gli anni dell’assedio della città costituiva l’unico appiglio degli abitanti di Sarajevo col resto del mondo e il toccante War Childhood Museum, che racconta le esperienze dei bambini che sono cresciuti durante la guerra.