
Quei sigilli sulle vetrine ormai piene di polvere e spoglie di copertine patinate, decretano la conclusione di una importante storia della cultura a Viareggio.
La libreria La Vela di via Garibaldi da dicembre ha cessato l’attività e il 25 febbraio è stato ufficialmente dichiarato il fallimento della gestione (la sentenza è stata pubblicata il 2 marzo) che dal 2015 ha proseguito quel percorso commerciale che parte da molto lontano e attraversa generazioni di viareggini appassionati di lettura. Laconica la dichiarazione del dottor Marco Taddeucci di Lucca, il curatore fallimentare incaricato della procedura.
"E’ cominciata la fase di ricognizione per decidere la strada intraprendere per il ristoro dei creditori concorsuali – spiega – il 21 giugno è la data in cui verrà esaminato lo stato passivo per capire la conformazione dei debiti e l’entità esatta degli importi". La Vela, dal romantico nome chiaramente ispirato alla tradizione marinara locale, è la più antica libreria di Viareggio: fu aperta nel 1972, sempre in via Garibaldi ma qualche fondo distante rispetto all’attuale, dove si è strasferita nel 1992.
Le due vetrine ai lati dell’ingresso alla stregua di bacheche, lo spazio interno e il soppalco sono sempre stati un bengodi per gli amanti della lettura, ammaliati dagli scaffali pieni zeppi di titoli e copertine. Ai tempi la scommessa fu eroica ma vincente, tanto da diventare un vero punto di riferimento mentre in città cresceva la voglia di ripartenza culturale. Per oltre 35 anni titolare della libreria è stato Nino Pellegrinetti che ormai in un rapporto quasi simbiotico, era il volto gentile che accoglieva chi si approcciava ad una prima lettura o a un regalo da scegliere. Nel 2015 il passaggio di mano alla nuova gestione che ha imboccato anche la moderna strada degli incontri letterari e delle presentazioni dei libri tra quegli scaffali ricchi di sapore. Non è bastato a mantenere col vento in poppa quell’attività, che ha dovuto subire il contraccolpo di e-commerce e grandi catene nel frattempo arrivate a Viareggio. E se con un’altra libreria chiusa si va ad ’assottigliare’ la patina aulica di città che legge, quei pochi libri rimasti esposti in vetrina, con la copertina ormai arricciata e sciupata dal sole, gettano l’ombra su un mutar dei tempi che lascia l’amaro in bocca.
Francesca Navari