"Da duecento anni realizziamo grandi sogni". Fulvio Codecasa e una passione di famiglia

Ancora oggi, ogni giorno, il Cavaliere va in cantiere a seguire la costruzione degli iconici yacht amati dagli stilisti del made in Italy. Dai capannoni della Darsena sono uscite le imbarcazioni di Giorgio Armani, Dolce e Gabbana e Leonardo Del Vecchio.

VIAREGGIO

A 86 anni, quasi tutti passati nel cantiere di famiglia, Fulvio Codecasa parla dell’industria nautica viareggina in attesa di festeggiare, l’anno prossimo, i duecento anni del cantiere. Era il 1825 quando il maestro d’ascia Giovanni Battista Codecasa costituì il primo nucleo di quello che sarebbe diventato un riferimento internazionale nel comparto nautico. Ad oggi è l’unico produttore nautico italiano gestito in continuità dalla stessa famiglia. Il marchio Codecasa è noto in tutto il mondo. Nel 1997 ebbe grandissima eco internazionale la notizia che a bordo del Jonikal, yacht di 65 metri extra lusso, Lady Diana passò l’ultima vacanza con Dodi.

Fulvio Codecasa, lei è cavaliere del lavoro e dottore honoris causa in International Business Administration and Entepreneurship, ma è soprattutto un titolare d’azienda che ha lavorato a strettissimo contatto con i suoi dipendenti.

"Sono cresciuto in cantiere dove ho imparato il mestiere, ho faticato, sono stato a bordo ogni giorno e tutt’oggi sono il primo ad arrivare in azienda e l’ultimo a uscire. Come dico ai dipendenti:“siamo una famiglia allargata“".

È un’attività imprenditoriale molto speciale ricca di successi e di yacht unici, commissionati dai più noti personaggi italiani e stranieri...

"Abbiamo clienti di tutto rispetto e personaggi di fama internazionale. La maggior parte di essi sono fidelizzati, e questo ci fa onore. Posso citare i due yacht Mariù e Maìn commissionati da Giorgio Armani, oppure i due Regina d’Italia di Stefano Gabbana e Domenico Dolce, ma anche il Moneikos di Leonardo Del Vecchio, e tanti altri… Non sono soltanto clienti europei, ma anche importanti armatori del Medio Oriente, degli Usa e dell’Asia. Essendo il nostro un cantiere a gestione familiare, s’instaura con il cliente un rapporto di fiducia, di stima e di amicizia che dura negli anni".

La tendenza del mercato vedrà sempre più yacht dai 30 ai 40 – 45 metri, in vetroresina. Anche voi sceglierete questo trend, oppure ?

"Non abbiamo mai seguito l’andamento del mercato e le mode passeggere che trasportano l’interesse da una parte all’altra della nautica. Continueremo a costruire i nostri yachts in acciaio per lo scafo e in alluminio per la sovrastruttura (oppure solo l’alluminio) perché hanno leggerezza e robustezza che permettono maggiori prestazioni, consumi ridotti, sicurezza, e soprattutto la personalizzazione".

Le vostre motovedette da salvataggio classe 800 per la Guardia Costiera hanno avuto grande successo.

"Si. E ne siamo orgogliosi. Dal 1991 abbiamo intrapreso un rapporto di collaborazione con la Guardia Costiera sviluppando la costruzione di motovedette Sar ognitempo per la ricerca ed il soccorso in mare. Sono inaffondabili ed auto raddrizzanti e veramente prestanti per il servizio a cui sono dedicate. Con un equipaggio di tre persone possono recuperarne fino a quindici e prestare un primo soccorso con zattere di salvataggio, fino a centoquarantaquattro. È un grande orgoglio vedere in televisione o sui giornali queste nostre imbarcazioni in azione durante i salvataggi".

Qual consigli che si sente di dare alle nuove generazioni per avvicinarle al mondo della nautica?

"Studiare e formarsi, ma soprattutto lavorare sul campo con tanta voglia di imparare. Noi siamo in contatto con la fondazione Isyl e con alcune università che ci propongono laureandi o stagisti, e diamo loro una occasione di fare esperienza diretta. Continueremo in questa direzione".

Walter Strata