La massiccia Torre di Viareggio, il monumento simbolo della città, detta impropriamente "Torre Matilde" – attribuendone erroneamente la costruzione alla Duchessa Matilde di Canossa – fu fatta edificare dal governo lucchese con deliberazione del 5 giugno 1534, in prossimità dello sbocco a mare della Fossa della Selice (attuale canale Burlamacca), a difesa dei magazzini, del porto e del nascente piccolo borgo.
La costruzione della torre, "missa in fortezza", fu eseguita sotto la sovrintendenza di Tommaso Montecatini, Jacopo Arnolfini, Martino Bonvisi, Bernardino Cenami, Filippo Calandrini e Francesco Balbani, utilizzando le bozze di pietra squadrata ricavate dalla parziale demolizione del procinto del vecchio castello e fu terminata, come previsto, nel 1542.
In origine si presentava come adesso la vediamo; poi, nei decenni successivi fu rialzata di un piano e questa sopraelevazione fu demolita nel 1947 durante un primo restauro, eseguito dalla Soprintendenza ai Monumenti di Pisa. L’ultimo piano fu dotato di campanile a vela dove furono collocate due campane e poi l’orologio pubblico che si trovava sulla facciata del palazzo del Commissario.
Nei primi anni dell’Ottocento la Torre fu adibita a carcere, non adatto per ospitare detenuti "criminali"; poi, a partire dal 1823, dopo che le carceri furono trasferite a Camaiore, fu destinata esclusivamente a Bagno dei forzati.
Viareggio sotto il governo di Maria Luisa di Borbone divenne un enorme cantiere di lavoro con una grande necessità di mano d’opera reperita anche utilizzando i forzati, che furono impiegati per l’escavazione della vecchia darsena e per la manutenzione delle strade della nascente città.
La Torre mantenne questa funzione fino al 1847, quando il Granduca di Toscana, con “motu proprio” del 2 dicembre, soppresse il Bagno dei forzati per trasferirlo altrove.
Dal marzo 1848 al maggio 1849 divenne sede della Guardia Civica, poi rimase inutilizzata e allora il Municipio chiese al governo toscano di adibirla a carcere pretorile.
L’11 ottobre 1850 fu approvata "la cessione, a titolo gratuito, della sola Torre e delle due stanze annesse che finora hanno servito per carcere". La torre, definitivamente carcere, fu strutturata in sei celle, dai nomi convenzionali di “Pontida, Napoli, Mantova, Venezia, Solferino e Legnano”, ognuna delle quali in grado di ospitare fino a sei detenuti, e mantenne questa funzione fino alla seconda guerra mondiale.
Nel 1969, dopo anni di abbandono, nella Torre furono iniziati, da parte della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici di Pisa, i lavori di restauro, che furono poi ripresi nel 1975 e ultimati alla fine del 1982, con la riconsegna in data 1° febbraio 1983 della Torre alla città di Viareggio.
Quel restauro ha permesso di portare alla luce la struttura originaria della fortificazione, prima dei molti interventi di suddivisione di spazi, superfetazioni e modifiche strutturali resi necessari dalle diverse utilizzazioni e destinazioni d’uso, e che sono comunque leggibili e percepibili tuttora nell’impianto difensivo.
A restauro concluso è stato possibile evidenziare, a fianco delle originarie bocche da fuoco, dei condotti per i fumi e dell’impianto di raccolta delle acque piovane, le numerose aperture rese necessarie dalla destinazione a carcere; ai varchi sulle volte prodotti per i percorsi verticali dei soldati, si contrappongono le lacerazioni murarie procurate dai collegamenti ottocenteschi.
Oggi la torre si presenta composta da tre piani più una terrazza e un vano destinato a cisterna per l’acqua piovana, posto sotto il piano terreno. I tre piani sono ampi stanzoni con volte dotati di un’apertura centrale delle dimensioni di metri 1,80 x 1,80. Le stanze hanno le dimensioni di circa otto metri di lato, con altezza massima alla volta di quasi sei metri.
*storico viareggino