Di quel Pulcinella, che nella tradizione è archetipo di vitalità popolare, un anti eroe ribelle e irriverente; Gaetano Pesce ha certamente colto l’essenza. Che non è perfezione, realismo, bellezza oggettiva. Ma è ambiguità, caos, pura provocazione.
E mentre tutta Italia discute sui rimandi allusivi (forse consapevoli o forse no, chissà) dell’opera “Tu si ’na cosa grande“ – inaugurata in piazza del Municipio a Napoli nell’ambito del programma Napoli contemporanea e già ribattezzata “Tu si ’na cosa glande“ –, l’unica voce che purtroppo manca nel dibattito, che ormai abbraccia tutto lo stivale, è proprio quella del designer, tra i più noti del nostro tempo, scomparso lo scorso aprile a 84 anni. Che a quell’opera aveva cominciato a lavorare due anni fa, immaginata durante una vacanza nella Costiera, terra di origine dei nonni, e che per dare corpo al suo pensiero aveva scelto di affidarsi – e forse non poteva essere altrimenti – ad un artista del Carnevale di Viareggio.
Il Pulcinella stilizzato, con i due cuori trafitti da una freccia che dialogano con la maschera senza maschera, come anticipato da “La Nazione“, è cresciuto infatti, fino a 12 metri, negli hangar della Cittadella tra le mani di Luca Bertozzi, che per Pesce aveva già lavorato come esecutore alla realizzazione di “Arrow and the heart“, opera esposta a Biarritz e riprodotta per New York. "Per quest’ultimo lavoro – racconta Bertozzi – il primo contatto con lo studio Pesce risale al gennaio del 2023. E quando ho visto il progetto, quando ho provato ad immaginare questa torre alta 12 metri, la casacca stilizzata di Pulcinella, onestamente ho pensato che alla fine avrebbe potuto assumere una forma fallica".
Perché è di questo, senza perbenismi, che si parla un po’ ovunque: "Anche io – ha confessato il primo cittadino partenopeo Gaetano Manfredi, a margine della spettacolare inaugurazione – quando ho visto l’opera ho pensato quello che hanno pensato anche gli altri". "Ma da Gaetano Pesce – ha aggiunto il sindaco di Napoli – che è stato il massimo esponente del design radicale, che ha fatto tante opere controverse e discusse, non ci potevamo aspettare diversamente".
In poche ore quel Pulcinella davvero irriverente, e non solo per convenzione, ha fatto il giro d’Italia: scatenando dibattiti, rubando sorrisi, catalizzando l’attenzione mediatica, i meme social, rimbalzando tra le cose più ricercate su Google. "E l’atmosfera a Napoli – racconta ancora Bertozzi, che ha partecipato a tutte le fasi di montaggio dell’installazione, insieme al collaboratore Francesco La Notte e all’ingegnere Alessandro Grossi – è meravigliosa. Qui – dice – non si parla d’altro. E straordinaria è la reazione di fronte a quest’opera, che è stata capace di stimolare una creatività e un’ironia irraggiungibile. Che ha saputo parlare alla gente, e che ha fatto parlare la gente".
"A parer mio – prosegue il costruttore – quando un’opera raggiunge questo scopo allora l’arte è viva, ed è di tutti. È urbana, nel senso che abita la città non solo fisicamente. La smuove". Bertozzi non sa se l’intento dell’autore fosse questo, "Purtroppo oggi, in mezzo a tante prospettive, ci manca proprio la sua visione. Io però – assicura – ho seguito passo passo le indicazioni fornite dall’artista. Anche il soprabito colorato di Pulcinella è una fedele stampa della bozza che Pesce aveva realizzato con gli acquarelli. Ci siamo confrontati nelle varie fasi di realizzazione, fino all’ultimo. E quando ad aprile l’artista è scomparso abbiamo proseguito il lavoro rispettando rigorosamente le indicazioni del bozzetto". In accordo con la curatrice dell’installazione Silvana Annicchiarico, che a proposito di questo gran parlare, in un’intervista al Corriere della Sera, ha commentato "E seppure i napoletani in quest’ultima installazione di Gaetano Pesce vedessero, come in realtà vedono, un’opera fallica, vivaddio che male ci sarebbe? Anzi, è un inno alla vitalità in un momento arido. Lui ne sarebbe stato contento, gioirebbe di questo gran dibattito intorno alla morfologia di “Tu si ‘na cosa grande”".