Un’onda imponente e il rumore del mare, viareggino, aprono Adesso vinco io, docufilm sulla vita e la carriera di Marcello Lippi diretto da Paolo Geremei e Simone Herbert Paragnani, prodotto da On Production e Master Five Cinematografica, nelle sale gli scorsi 26, 27 e 28 febbraio, e che, proprio mercoledì, ha portato al cinema Goldoni una folla di persone. A faregli onori di casa Fabrizio Larini, che ha ringraziato Lippi, "il più viareggino dei viareggini" e le squadre di calcio del Viareggio, dalla prima alle formazioni giovanili, gli appassionati e i cittadini che hanno omaggiato e celebrato con un’onda alta, in questo caso di applausi e affetto, l’allenatore presente in sala.
È proprio il mare a fare da sfondo alla città da dove Marcello Lippi ha cominciato e che, anche quando lontano, non ha mai davvero abbandonato. Ed è proprio a quel mare, profondo, forte, limpido e insieme segreto, a volte inaccessibile, come dice il figlio Davide, Lippi sembra assomigliare. Un trascinatore determinato, un motivatore pratico, scaltro e anche umano, partito, in qualsiasi cosa abbia fatto nella sua vita, con il principio da cui il titolo del film prende ispirazione: adesso vinco io. E Lippi, nella sua vita, tutto, o quasi, ha vinto per davvero. Adesso vinco io è infatti un inno al concetto di vittoria, che ripercorre, in 90 minuti, giusto il tempo di una partita di calcio, le gesta del tecnico campione del mondo, dall’ultima esperienza in Cina nel 2013 dove "è riuscito ad insegnare a giocare a pallone persino ai cinesi", fino a tornare agli inizi, quando i suoi genitori avevano una pasticceria e lui, svogliato nello studio, si divertiva a decorare le torte, attività in cui era divenuto un esperto, e a giocare a calcio.
Un flashback nella storia restituito da filmati d’archivio privati, come il matrimonio con la moglie Simonetta o i video con i figli sulla spiaggia, e pubblici, come le partite e i gol trasmessi in televisione. Dai ricordi di Lippi stesso seduto nel salotto affacciato sul lungomare viareggino, di coloro che hanno avuto la fortuna di collaborare con lui (Enrico Castellacci, Silvano Cotti, Narciso Pezzotti), di sedere sulla sua panchina e giocare sul suo campo, non solo alla Juventus, come Del Piero, ma anche sul tetto del mondo, come Totti, Cannavaro, Materazzi o Pirlo, dalle parole di chi, con lui, da adolescente, ha cominciato, come Domenico Arnuzzo che ne ricorda il fascino alla Paul Newman e il successo con le ragazzine.
E di coloro per cui Marcello Lippi non è stato solo un grande allenatore, ma anche un marito, un padre e un nonno. Tutto, per il ritratto finale di un tecnico e di un uomo che, nei trionfi e negli insuccessi, è sempre riuscito a meravigliare. Dall’esordio come giocatore nel 1967 con la Stella Rossa Viareggio, in cui si cantava Bella Ciao negli spogliatoi, dalla Sampdoria fino quasi ai 30 anni al debutto come allenatore: prima la primavera della Sampdoria, poi il Pontedera, il Siena, la Pistoiese, la Carrarese, l’Atalanta, il Napoli post Maradona che resuscitò puntando sui giovani, fino, chiedendo scusa al padre defunto, alla Juventus, "operaia" e non, con cui è diventato 5 volte campione d’Italia, ha vinto una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Coppa Italia e 4 Supercoppe italiane. Per arrivare, infine, alla vittoria, con la Nazionale, del Mondiale 2006, alternandone la gioia alla sofferenza, come uomo e padre, per il figlio indagato nell’inchiesta Gea e per cui, in sua protezione, ha abbandonato la direzione della squadra azzurra.
Perché Marcello Lippi ha vinto così tanto? In "Adesso vinco io" la risposta è tutta nella coralità del film, nelle parole e negli occhi di coloro che con Lippi hanno condiviso la strada e la vita: Marcello Lippi ha avuto, e ha, un carisma ineguagliabile. Evidente, d’altronde, anche nella risposta del pubblico, dai più piccoli che non hanno avuto la fortuna di assistere alle sue gesta e durante la proiezione bisbigliano "Ma ci pensi?", ai più grandi che, intrapresa o meno la strada sportiva, si commuovono rivivendo emozioni del passato.
Ed è un amore, quello tra Lippi e la città, corrisposto, come ha evidenizato lui stesso: "I tifosi di Viareggio mi sono sempre stati vicino, in particolare quelli della Juventus. Ma quando ero in Nazionale anche altri e abbiamo condiviso grandi soddisfazioni. Vedere tutta la città che è venuta ad omaggiarmi mi fa davvero molto piacere"