
Mario Colzi tentò di riportare la calma
Il 23 aprile 1972 era domenica e mentre il campionato di calcio di serie A – all’epoca a 16 squadre – viveva la 27^ giornata, timbrata dal roboante successo della Juventus sull’Inter (3-0) con una tripletta del ‘Barone’ Franco Causio (i bianconeri avrebbero poi vinto lo scudetto), Viareggio, in particolar modo la ‘sua’ Passeggiata visse un pomeriggio carico di tensione. Tumulti, feriti, cariche di polizia e carabinieri. Feriti, Manganellate. Gente che piuttosto che andare all’ospedale – dove sarebbe stata identificata – preferì rimettersi in sesto fra le mure domestiche. Ma cosa era accaduto, qual era stata la scintilla di tutto quel pandemio? Teniamo conto di due aspetti molto importanti: il 23 aprile precedeva di due giorni la festa della Liberazione del 25 aprile. Per domenica 23 il prefetto aveva concesso l’autorizzazione a tenere un comizio ad Armando Plebe, all’epoca docente universitario di filosofia, da copertina, un passato a Sinistra ma con un presente come simpatizzante (poi anche parlamentare) del Movimento Sociale Italiano. Apriti cielo: il comizio di Armando Plebe venne visto come una provocazione in una città dove la Sinistra ha sempre rivendicato il suo ruolo in prima linea durante la Resistenza, in seguito per tenere alla larga i rigurgiti neofascisti e in genere le prese di posizione repressive. Plebe cominciò a parlare a metà pomeriggio in clima incandescente – anche tanti ragazzini curiosi erano andati in Passeggiata per farsi un’idea del ‘clima’ politico dell’epoca – con i contestatori che alle prime parole dell’esponente missino cominciarono a cantare ‘Bandiera rossa’. In un crescendo rossiniano di tensione, lancio di sassi (da parte dei manifestanti) e di lacrimogeni (polizia e carabinieri) e scontri fisici, per oltre mezz’ora tutto attorno al piazzale di fronte al Gran Caffè Margherita il caos dominò la scena. Il comizio di Plebe diventò così un orpello nel bel mezzo di quel pandemonio, nonostante qualche conciliante tentativo di far ritornare la calma nel quale si distinse anche l’allora assessore alla Polizia municipale di Viareggio, Mario Colzi. Per un equivoco, Colzi rimediò un paio di robuste manganellate da parte di un celerino che credeva di trovarsi di fronte ad un manifestante. Cose che capitano in situazioni del genere. Ovviamente l’eco degli scontri di matrice politica di Viareggio si innestarono – con tanto di interrogazioni parlamentari – in quella ‘strategia della tensione’ che negli anni a seguire avrebbe insanguinato le strade, le piazze e le linee ferroviarie d’Italia.