DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Dalla terra dei Kiwi per aiutare la festa

Per sette anni è stato tesoriere del CarnevalDarsena. Poi, la vita l’ha portato lontano da casa. In un altro continente,...

Per sette anni è stato tesoriere del CarnevalDarsena. Poi, la vita l’ha portato lontano da casa. In un altro continente, in un altro emisfero, letteralmente ai confini del mondo. Andrea Domenici, 37 anni, di professione farmacista, da oltre un anno si è trasferito in Nuova Zelanda. La scorsa edizione del Rione, l’ha vissuta solo con il cuore e in videochiamata: mentre lui, dall’altra parte del mondo, si alzava dal letto, in via Coppino impazzava la festa.

Sarebbe dovuta andare così anche quest’anno, ma il destino aveva piani diversi. E una serie di circostanze si sono incastrate per riportare Domenici al Baccanale. "Avevo programmato di tornare quest’estate – racconta l’ex tesoriere del Rione –; poi, un evento a cui avrei dovuto partecipare è saltato e mi ha portato a rivedere i miei piani. E così, alla fine mi sono deciso: ho preso un aereo e sono venuto per il CarnevalDarsena". Dal momento che la Nuova Zelanda non è proprio dietro l’angolo, la formula "ho preso un aereo e sono venuto" assume tutto un altro significato: per partecipare ai cinque giorni di festa – volo di ritorno è fissato per giovedì; o meglio, parte giovedì – Domenici ha messo in conto circa 72 ore di viaggio effettive, con un carico da novanta in termini di jet leg (tra qui e la Nuova Zelanda passano 12 ore precise) e ambientamento climatico: dall’altra parte del mondo, l’estate sta dolcemente scivolando nell’autunno, mentre da noi "sei nel crudo dell’inverno" (anche se Caprili e Montagna non avevano fatti i conti col cambiamento climatico). Itinerario: un’ora di volo per Auckland, scalo, 17 ore di volo filato per Doha, scalo, 6 ore di volo per Roma, scalo, 4 ore di treno per Viareggio. "Con le pause, ci sono volute circa 36 ore", spiega. Che moltiplicato per due, visto che giovedì farà il tragitto inverso, fanno 72 ore di volo. Tutto per presentarsi all’improvviso agli amici del consiglio – impazziti di gioia, chiaramente – e mettere il giacchetto giallo. Che dire: giù il cappello.