
La mostra comprende 38 opere che vanno dal Perugino al Barocci fino alla pittura contemporanea. L’esposizione, da marzo a agosto, celebra i valori del Cristianesimo e ha il patrocinio del Vaticano .
Viareggio Dallo studio atelier tra mare e cielo, in via S.Andrea nel cuore della città, dove il pittore viareggino Giorgio di Giorgio ha raccontato su tela emozioni, quotidianità e sentimenti con lo sguardo proteso agli ultimi, agli invisibili, al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma, luogo suggestivo rivolto al cielo. Un altro cuore, ma questa volta il cuore della città eterna che questo anno vive il Giubileo. Dopo le esposizioni dell’artista, scomparso nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2024, a Pietrasanta nel 2023 e Livorno nel febbraio di un anno fa e Albenga, nella scorsa estate, la pittura-testimonianza racconto di vita e di cuore di Giorgio di Giorgio arriva nella capitale per un evento che ha carattere nazionale nell’anno del Giubileo voluto da Papa Bergoglio. Un suo dipinto, un rosone, il particolare di una cattedrale, è stato scelto per un evento che attraverso l’arte celebra i valori del Giubileo. Si intitola "L’arte dei Papi", l’ esposizione comprende 38 opere di artisti che vanno dal Perugino al Barocci, un panorama di livello internaziole nel quale si inserisce l’opera di Di Giorgio. La mostra curata da Arnaldo Colasanti, professionista romano, che si è avvalso della collaborazione di Annamaria Bava della Galleria Sabauda di Torino, racconta attraverso il percorso delle opere il desiderio della Chiesa di rendere Roma la casa del popolo cristiano, la grande famiglia, la città santa e meravigliosa.
La mostra allestita al Museo nazionale di Castel Sant’Angelo si inagurerà al pubblico giovedì 6 marzo ed è visitabile fino al 31 agosto. Un percorso di 38 opere tra le quali è stata scelta un’opera di Giorgio di Giorgio, una scelta che Arnaldo Colasanti racconta a La Nazione di Viareggio "Da Roma – racconta Colansanti – sono andato a visitare lo studio del pittore che non ho conosciuto personalmente. E nel suo studio sono rimasto colpito dalla sua arte, che esprime una forte vocazione ai temi dell’accoglienza, della sacralità, valori che fanno parte della narrazione della mostra. Tra tante opere ho scelto il ‘Rosone’ che racconta bene il tema dell’accoglienza, un’opera contemporanea che evoca la luce, la spinta verso l’alto. La mostra prevede anche la realizzazione di un catalogo ha il patrocinio del Vaticano, lo staff organizzativo in fase di stesura del progetto si è confrontato con Papa Bergoglio. Aspettavamo il Santo Padre all’inaugurazione, ma speriamo che venga a visitarla quando starà bene".
E che l’arte di Giorgio di Giorgio trovi ispirazione "negli ultimi", nella umanità che sta a cuore a Papa Francesco lo testimonia la telefonata del pontefice il 13 agosto 2024 alla figlia dell’artista Francesca, colloquio nel quale è stata coinvolta anche la moglie Giovanna. "Sono stati attimi di gioia, attimi di eternità", ricorda Francesca di Giorgio, mentre il cuore le batte forte alla vigilia della mostra romana, altro momento di felicità nel ricordo del padre. Che ne pensa di questa mostra? "Ho accolto con gioia l’invito di Arnaldo Colasanti che ringrazio di cuore quando mi ha comunicato che un quadro di mio padre sarebbe stato esposto al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo nell’anno del Giubileo. La stessa gioia è condivisa da mio fratello Francesco, mia mamma Giovanna e Luca, nostro nipote che voleva molto bene al nonno" "Le sue opere sono la testimonianza della sua vita, del suo essere vicino a chi viveva nel disagio. Mio padre era laico, ma era rimasto molto colpito da Papa Bergoglio, dai valori che il suo pontificato porta avanti".
Giorgio di Giorgio è stato un artista dal carattere schivo sempre vicino ‘agli ultimi’, ma come avrebbe commentato la partecipazione a una mostra così importante? "Sarebbe stato contento per il messaggio che porta in un anno particolare come quello del Giubileo". Arnaldo Colasanti ha scelto un Rosone, particolare di una cattedrale, quale significato aveva per suo padre questa opera? "E’ una opera che ha dipinto nel 2015 e nella quale il colore sembra smaterializzarsi per lasciare posto alla luce: nelle cattedrali il rosone è simbolo della luce, è il luogo dal quale entra e esce la luce che simboleggia anche sotto il profilo laico la vicinanza verso gli altri. Quel rosone che ha dipinto mio padre è il rosone di un cattedrale che può essere in tutto il mondo, aperta al dialogo, alla vicinanza". Quei valori che hanno ispirato Giorgio di Giorgio, il pittore "degli ultimi".