Francesca Navari
Cronaca

Delitto di Garlasco e il giudice viareggino che assolse Alberto Stasi

Chiese 4 nuove perizie, riaprendo le indagini di quel processo con rito abbreviato che si dipanò poi in 23 udienze. Alla fine a sbilanciare la sua sentenza di primo grado furono i controlli incrociati sugli orari: Stasi nell’ora del delitto stava lavorando al pc alla tesi di laurea

Delitto di Garlasco e il giudice viareggino che assolse Alberto Stasi

Viareggio, 13 marzo 2025 – Era il 17 dicembre 2009 quando il giovane giudice viareggino Stefano Vitelli, allora in forza al tribunale di Vigevano, assolse con formula dubitativa “per non aver commesso il fatto” Alberto Stasi dall’accusa di omicidio nei confronti della fidanzata Chiara Poggi. Oggi il famoso ’delitto di Garlasco’ si riapre clamorosamente: infatti mentre la Cassazione ribaltò la sentenza di 159 pagine di Vitelli infliggendo la pena a 16 anni carcere per Stasi, ecco il colpo di scena. Cioè la riapertura delle indagini, visto che detective privati hanno prelevato di nascosto il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, che sarebbe compatibile con tracce trovate sotto le unghie della vittima.

“Il processo per il delitto di Garlasco è stata un’esperienza emotivamente forte” disse ai tempi il giudice Vitelli, oggi 51enne, e che nel momento di massima attenzione mediatica si espresse in giudizio sicuramente in controtendenza rispetto alle attese forcaiole della gente comune. Studiò il fascicolo con grande attenzione mentre le telecamere indugiavano sul suo aspetto poco formale, in jeans e senza cravatta, e su quell’originale accento toscano.

Vitelli è entrato in magistratura nel 2002 come uditore al Tribunale di Firenze per poi intraprendere la carriera: oggi ha ancora casa a Viareggio dove torna periodicamente con la famiglia, e dal 2012 è gip al Tribunale di Torino. Il suo lavoro nel caso Garlasco (allora aveva 38 anni) fu scrupoloso: chiese 4 nuove perizie, riaprendo le indagini di quel processo con rito abbreviato che si dipanò poi in 23 udienze. Alla fine a sbilanciare la sua sentenza di primo grado furono i controlli incrociati sugli orari: Stasi nell’ora del delitto stava lavorando al pc alla tesi di laurea. Oggi – mentre l’allora fidanzato sconta la pena condannato dalla Cassazione – si apre una nuova indagine e c’è un altro giovane col dito puntato contro. Facendo così riaccendere la riflessione sulla non-convinzione della colpevolezza di Stasi elaborata dal dottor Vitelli e già cosa scritta fin dall’inizio per gran parte degli italiani.