CECILIA
Cronaca

Delle Fratte, l’arte dell’autenticità: "Il teatro è il mio posto nel mondo"

Cecilia, attrice romana, ha trovato a Viareggio, e nella compagnia Policardia, la sua dimensione umana

Delle Fratte, l’arte dell’autenticità: "Il teatro è il mio posto nel mondo"

Cecilia, attrice romana, ha trovato a Viareggio, e nella compagnia Policardia, la sua dimensione umana

di Gaia Parrini

Ha trovato la sua dimensione, emotiva, umana e sincera tra i gesti, le parole e gli sguardi della Policardia Teatro. Come umana e sincera è lei, nel suo modo di recitare, vivere e pensare, Delle Fratte (nella foto di Andrea Aquilante), attrice ed educatrice che, da Roma Nord, dove è nata e cresciuta e da dove ogni giorno, già da adolescente, prendeva il treno attraversando la città per andare a lezione di teatro, ormai da anni, quel treno lo ha sceso per arrivare, e stabilirsi, a Viareggio.

, quando ha cominciato a fare teatro?

"Ho sempre fatto danza da piccola, ma non ero molto portata, nonostante mia madre e mia nonna fossero molto contente, perché mia nonna, Vittoria Ottolenghi, è stata la prima critica donna di danza. Ma ad un certo punto, a 14 anni, con “Sogno di una notte di mezza estate“ a scuola ho scoperto il teatro. E qualche anno dopo, ad uno spettacolo con Massimo Popolizio, Maria Paiato e Manuela Mandracchia, ho detto “voglio farlo anche io”".

Su sua nonna, poi, ha scritto anche uno spettacolo, “Vittoria“.

"Dopo la sua morte, attraverso libri, interviste e ricordi di famiglia ho creato un piccolo racconto. E nelle ricerche, quando già avevo cominciato a frequentare Viareggio, ho scoperto che tutte le estati veniva qui, al Bagno Roma. L’estate in cui stavano per arrivare le leggi razziali, in particolare, poiché suo papà era ebreo, si è dovuta battezzare di corsa a San Paolino".

E il suo primo rapporto con Viareggio, invece?

"Era il 2012. In uno dei mille laboratori teatrali a Roma un ragazzo mi disse che a Viareggio stava per nascere un centro di creazione teatrale, che era la Policardia Teatro, diretto dagli attori di Peter Brook. Dopo una lunga telefonata con il direttore artistico Andrea Elodie Moretti, mi disse di raggiungerlo. Sono stati tre anni formativi stupendi, e io, abituata al caotico, qui mi sono trovata subito bene, perché amo molto di più la realtà piccola: nel grande mi perdo, perdo energia e anche interesse perché ci sono troppi spunti e, tanti, anche brutti".

Nello stesso anno era in tour con Gioele Dix.

"Lo spettacolo “Nascosto dove c’è più luce” è stato il mio primo vero esordio, nuovo, divertente e sorprendente. Eravamo noi due in scena, ed è stato un grande onore".

Con grandi, ha lavorato anche al cinema.

"Ho fatto delle comparsate, ma un po’ di aria di set l’ho vissuta. “I Demoni di San Pietroburgo“ di Giuliano Montaldo è stato il primo film, avevo 12 anni ed ero “la bimba che balla in strada“, nella bruma torinese delle 6 del mattino. Poi ci sono stati Verdone, Virzì e Scola, una persona, a mio avviso, adorabile".

E poi come ha deciso di trasferirsi a Viareggio?

"Ero, e sono, fidanzata con un ragazzo della Compagnia e avevo scoperto un modo di fare e vivere il teatro totalmente mio, molto autentico e sincero. E quindi, sette anni fa, ho deciso di trasferirmi".

E ha scoperto anche il Carnevale.

"Durante i workshop ho vissuto molto da Benjamin Lebigre, compagno di teatro, e mi sono innamorata dei Lebigre e del Carnevale. Una volta trasferita, mi sono iscritta alla Compagnia del Carnevale, e ho seguito, moltissimo per i primi anni, gli attori".

Il suo posto preferito della città?

"Amo le dune a Torre del Lago, il mare d’inverno, il lungo canale della Bufalina che arriva al mare: quello è un posto sognante. Poi il giardinetto de La Fila, che mi dà l’idea di casa. E Lettera 22".

Con la libreria fa anche i laboratori con i bambini.

"Creativi manuali e letture con giochi teatrali. Anche con i ragazzi di Policardia siamo entrati nelle scuole e ho lavorato con i bambini di tutte le età, cosa che mi è sempre piaciuta molto. Adesso, dopo lavorato con il metodo Montessori, sto studiando per diventare educatrice sociopedagocica e con alcune colleghe di varie professionalità nell’ambito dell’infanzia abbiamo creato l’associazione “Villaggio in cammino“ per il supporto alla genitoralità".

Il suo sogno?

"Aprire un posto mio, educativo, ricreativo e artistico, in cui ci sia anche il teatro, come un modo di relazionarsi, collaborare e conoscere sé stesso. Forse, è un sogno d’altri tempi".