REDAZIONE VIAREGGIO

Dollari e rubli in Versilia, super yacht e mega ville: "Così è cambiata la vita"

Il primo a stupire Viareggio fu Adnan Kashoggi con il suo "Nabila". Poi sono arrivati i russi con lo shopping di lusso e le mance da migliaia di euro.

Dollari e rubli in Versilia  Superyacht e mega ville  "Così è cambiata la vita"

Dollari e rubli in Versilia Superyacht e mega ville "Così è cambiata la vita"

Viareggio, 8 luglio 2023 – Dagli albori della balneazione a oggi, passando per i celebri anni ruggenti, il fascino della Versilia ha sempre ammaliato le classi più abbienti. La storia del rapporto tra la striscia di terra incastonata tra il mar Ligure e le Apuane e i ricchi procede di pari passo con la grande Storia, quella con la S maiuscola. E dunque è nel secondo dopoguerra, quando il mondo industrializzato si spacca in due e l’Italia finisce a ovest, nel regno dell’opulenza, che iniziano ad affacciarsi personaggi che parlano un idioma diverso e in tasca hanno molti più argomenti di quanti ne avessero i nostri genitori e nonni, autoctoni del luogo. Col boom economico, fanno capolino pure gli industriali italiani che stanno mettendo insieme patrimoni enormi.

È più tardi, però, che allo sfarzo si sostituisce in modo sempre più visibile l’ostentazione. I petrodollari aprono porte insperate, come dimostrano il Mondiale in Qatar disputato a dicembre, lo sbarco di Cristiano Ronaldo in Arabia e il contratto da un miliardo offerto a Messi. A Viareggio, un primo assaggio del potere economico arabo arriva alla fine degli Anni Settanta, quando il finanziere arabo Adnan Khashoggi chiede ai cantieri Benetti, in Darsena, uno yacht extralusso avanguardistico. Il meglio del meglio: come avrebbe detto John Hammond in Jurassic Park, "qui non si bada a spese". Dai cantieri uscì fuori il "Nabila": all’epoca ero lo yacht più grande del mondo, 86 metri di puro lusso, coi rubinetti in oro massiccio. Da Khashoggi passò al Sultano del Brunei, che a sua volta la rivendette al tycoon Donald Trump.

Con la fine della guerra fredda, in Versilia si affacciano nuovi turisti. Sono i nuovi ricchi della neonata Federazione Russa, che dalle nostre parti si fanno notare per i portafogli carichi e la nonchalance con cui trattano il denaro. Una quindicina d’anni fa, fece scalpore la notizia di una bella ragazza russa che, tutta sorrisi, pagò una cena di pesce e vino francese con 15mila euro in contanti. Peccato che il conto fosse di 4mila euro inferiore. "Mancia per camerieri, prego", si smarcò la donna senza battere ciglio. E chi ha lavorato a Forte dei Marmi avrà sperimentato che dai turisti dell’est è inusuale aspettarsi l’avarizia come stile di vita. Un cameriere che parlava russo, una decina d’anni fa, raccontò che solo con le mance doppiava lo stipendio.

Senza contare le richieste in enoteche, ristoranti e boutique in cui, più che il gusto personale, i turisti sembrano ricercare un’autoaffermazione. Sui menu, le dita picchiettano sui piatti più cari e sulle bottiglie più costose. E talvolta – come può raccontare chi ha lavorato in ristoranti di lusso – intere tavolate si fanno portare tutti i piatti del menu. Una forchettata e via, avanti il prossimo. Per non parlare delle boutique che chiudono i battenti per dedicarsi esclusivamente alle clienti facoltose: fatti due conti, con i soli acquisti di una turista armata di rubli si mettono insieme parecchi giorni di lavoro. Fino all’estate prima del Covìd, in quaranta minuti di shopping a Forte dei Marmi una turista extracomunitaria – coi russi top spender, seguiti da americani, arabi e cinesi – poteva staccare scontrini da 15 o 20mila euro. Più le mance. Qualcuno ha pure pagato dazio: nel 2012, un audace Lupin sfilò il borsello a un imprenditore moscovita, mettendo in cascina un bottino da 20mila euro. Anche per le case non si bada a spese, e soprattutto non c’è frontiera che tenga: appena l’anno scorso, la villa fortemarmina del presidente ucraino Zelenskyj fu affittata una coppia di russi che voleva regalarsi la vacanza dei sogni. Per due spicci: 50 bucce. Come dice un noto personaggio viareggino: "E te stai a lavorà".