Don Emanuele Rosi. Sacro e profano sfilano a braccetto su un carro: "In fondo che male c’è?"

Fa il figurante con Tomei: "Ci trovi divertimento e senso di comunità"

Don Emanuele Rosi. Sacro e profano sfilano a braccetto su un carro: "In fondo che male c’è?"

Don Emanuele Rosi. Sacro e profano sfilano a braccetto su un carro: "In fondo che male c’è?"

C’è una parrocchia, a Viareggio, dove il sacro e il profano, ma solo a Carnevale, vanno quasi a braccetto. Una parrocchia dove l’appassionato di Carnevale può tranquillamente respirare l’aria della festa. È la parrocchia di Santa Rita, la parrocchia di volti noti del Carnevale, come il costruttore Luciano Tomei o il musicista Mario Bindi, assidui frequentatori. Soprattutto la parrocchia dove ha il suo quartier generale il Comitato Carnevale Campo d’Aviazione, e te ne accorgi varcando la porta dell’ufficio del parroco perché sono esposte bandiere (Capitan Pinuglioro) e dipinti carnevaleschi. L’ultimo lo ha realizzato da Daniele Mannini, che ha riprodotto la diga foranea con l’iconica scritta ‘Viareggio in te son nato in te spero morire’. Il parroco don Emanuele Rosi, di aperte vedute e brillante, il Carnevale lo vive intensamente da sempre.

Don Emanuele come nasce questa sua passione per Burlamacco?

"Praticamente io con il Carnevale ci sono cresciuto. Mio padre Carlo è stato per tanti anni direttore del Gran Hotel Royal. Sto parlando della fine degli anni 80, primi anni 90, ed allora per Carnevale arrivavano in città personaggi famosissimi. Ricordo le dirette Rai di Domenica In con Banfi, Cuccarini, Fenech, Gigi e Andrea, Boncompagni ed anche Benigni. Avevo poco più di 10 anni e mi sembrava di far parte di un qualcosa di magico. Carri straordinari che sfilavano davanti a me, grandi personaggi televisivi al mio fianco. E tanti ospiti illustri sono passati da quell’albergo, che era anche sede della Fondazione".

Ci racconti un po’ di lei...

"Nel 2010 il sacerdozio. Una laurea in Scienze Politiche, musicista e carnevalaro. Parroco, assieme a Don Luigi Pellegrini, di Santa Rita. Ricopro anche il ruolo di cappellano della Polizia di Stato per le province di Lucca e Massa Carrara".

La fede e il profano Carnevale possono andare d’accordo?

"E perché no? Il Carnevale è cultura, divertimento, tradizione che dà un senso di comunità".

Si può dire che il Carnevale è una fede?

"Sì è una fede, che c’è di male? Figlio di una cultura sì pagana, ma pura".

Nel 2022 lei era già salito alla ribalta perché maschera del carro di Luciano Tomei...

"Sì Luciano è un nostro parrocchiano e ho raccolto con entusiasmo l’invito del gruppo giovanile della parrocchia".

Una notorietà che ha portato anche a dei frutti.

"Mi sono divertito tantissimo e ho conosciuto tante giovani coppie che hanno deciso così di venire a sposarsi, oppure a battezzare i loro piccoli, alla nostra parrocchia".

Ma durante il corso le è capitato di assistere a scene un pochino sopra le righe?

"Onestamente no. Le maschere sono sempre state molto educate lungo la sfilata. Tutti sapevano della mia presenza e nessuno ha ecceduto. Ci si può e ci si deve divertire, ma senza eccedere e sempre portando rispetto per il prossimo e se stessi".

Un uomo di fede come lei, cosa prova a vedere certi carri in cui vengono rappresentati angeli e diavoli, oppure papi o il Creatore stesso?

"Valuto i carri solo ed esclusivamente dal punto di vista estetico. Achille Lauro papa di qualche anno fa era esteticamente impeccabile".

Nessun mal di pancia?

"Credo che il punto di equilibrio stia nel rispetto della parola della bibbia".

Canzone di Carnevale preferita?

"È solo amore di Daniele Biagini, che conoscevo personalmente, ‘Carnevale delle caramelle’ di Gualtiero Lami e ‘Nonno Carnevale’ cantata dal grande Tony Filippini e scritta dalle sapienti mani di Domenici e Lavorini".

Carro preferito?

"Un punto più del diavolo di Arnaldo Galli. Uno dei carri più belli della storia del Carnevale. Avevo 10 anni nel 1987".

Ma insomma, cosa è il Carnevale per lei?

“Semplice: divertimento, cultura e senso di comunità”.

Sergio Iacopetti