Del maiale non si butta via niente... Parafrasando un vecchio proverbio sempre più di moda in questa economia circolare, le 16 associazioni versiliesi impegnate nella raccolta e nella distribuzione dei generi alimentari riescono a recuperare il più possibile dai supermercati e dalle raccolte alimentari, come quella dello scorso sabato. Purtroppo, il problema riguarda la filiera della distribuzione, soprattutto della grande distribuzione. "Lo spreco alimentare avviene all’inizio della produzione – spiega Sirio Orselli, presidente del Germoglio, onlus che ha coordinato la recente raccolta – in quanto molti prodotti, durante l’impacchettamento, vengono gettati. Segue il trasporto, dove tanti alimenti si deteriorano e infine tanti supermercati scartano generi alimentari perché non sono perfetti per la vendita. Fortunatamente tanti supermarket si sono organizzati con dei cestelli per questi tipo di alimenti, dove chiunque può attingere in maniera gratuita a prodotti vicini alla scadenza o non perfetti. Ma altri no. Noi riusciamo a recuperare diversi alimenti con le catene convenzionate con il Banco Alimentare della Toscana prossimi alla scadenza, cioè ormai invendibili ma ancora commestibili, mentre li mettono a disposizione di qualche parrocchia. Ma purtroppo tanti supermercati buttano via tanta roba e lo spreco è ancora tanto".
La soluzione secondo Orselli? "Tutti i negozi devono donare il prodotto quando si avvicina, circa tre giorni, alla scadenza". E intanto la crisi aumenta: solo gli assistiti del Germoglio sono in aumento del 3 per cento rispetto allo scorso anno, con 260 famiglie che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena; se aggiungiamo gli sporadici e persone che arrivano dagli altri comuni si arriva a quota 1.500. La scomparsa del ceto medio fagocitato prima da inflazione e l’aumento dei tassi di interesse, e ora dall’incertezza per il futuro, le brutte notizie sulle guerre, la mancanza di lavoro, spesso mal pagato, ha fatto lievitare la povertà. Non è un buon momento: la Versilia, attraversa un periodo duro.
Dario Pecchia