
Donne che domano i motori. Monica, trattorista al corso: "Ho imparato nei campi"
"Trattoristi ai posti", recita la formula di rito. Trattoristi... e trattoriste, suggerirebbe un linguaggio più inclusivo. Almeno da quando a trainare i giganti c’è pure Monica Navari.
Come nasce questa esperienza?
"Ho iniziato quasi per scherzo. Nell’anno dedicato alle donne, mi hanno chiesto se me la sentissi di fare un’oretta all’interno del corso, visto che sono figlia di un trattorista. Da lì mi hanno chiesto di portare una “caretta“ per tutto il corso, poi di entrare in pianta stabile. Sono nata insieme ai componenti dell’associazione trattoristi: da piccola venivo con mio papà che portava i carri e io, tipo mascotte, andavo al pranzo dei trattoristi e poi li seguivo al corso. Mi hanno fatto entrare nell’associazione ed è diventato un lavoro a tutti gli effetti".
Per quanto tempo suo padre ha lavorato al Carnevale?
"Una vita. Ha 71 anni e da quando me lo ricordo è sempre stato in questo mondo".
Immagino che a casa ci sia una sua foto da bambina, mascherata, seduta sul trattore...
"E certamente".
Con il Carnevale che rapporto ha?
"Mi è sempre piaciuto. Con mia mamma partivamo da casa, a piedi, assieme a un’amica e sua madre. Montavamo siul carro e passavamo tutti i fine settimana tra corso e mascherate. Quando ero bambina c’erano meno svaghi e il Carnevale era un’occasione unica per uscire e divertirsi".
Ha un carrista che la ispira in modo particolare?
"Personalmente sono affezionata a Francesconi. Da ragazza, ho iniziato ad andare sul carro con lui, e poi mi piace tanto come artista. Un altro legame forte è quello con Breschi, visto che lo conosco da tanto tempo. Ma non c’è un carrista per cui ’faccio il tifo’: ogni anno è bello scoprire chi abbia tirato fuori dal cilindro il lavoro migliore".
Com’è il corso visto dal trattore?
"Non si riesce a vedere proprio tutto: movimenti e coreografie, ad esempio, ce le perdiamo. Ma qualcosa di può capire, e comunque fa parte del lavoro".
Non è usuale vedere una donna su un trattore. Ha imparato da suo padre?
"Sì, mi ha insegnato lui da piccola, all’interno dell’azienda agricola di famiglia. Io mi definisco un ’uomo mancato’, diciamo così. Mi piacciono le moto, i motori, i trattori. Abbiamo un mulino e adoro macinare. Intorno a casa, avendo sempre avuto tanta terra, giravo sul trattore con papà, e lui mi insegnava come portarlo".
C’è la possibilità di divertirsi alle sfilate?
"Abbiamo tante regole e ovviamente dobbiamo tenere un comportamento consono. Ma con l’associazione trattoristi facciamo squadra, e questo è molto bello".
Come si è evoluta la sua carriera sul viale a Mare?
"Sono partita con la mascherata di Di Giusto. Poi ho fatto il Carneval Corsanico e da due anni tiro la carretta di M2O".
DanMan