Torre del Lago, 1 novembre 2023 – Tecnicamente un downbrust, una colonna di aria fredda piovuta a cento chilometri all’ora insieme ad un temporale tra il lago di Puccini e la Marina. Ma per chi si è trovato nell’occhio di quel ciclone, piombato sulla coda del viale Marconi, nell’isolato da tra le vie XX Settembre e Mazzini, martedì all’ora di cena, è stato "come un terremoto in mezzo alla tempesta". "È venuta giù una bomba d’acqua, poi è saltata la corrente. E un attimo dopo le pareti di casa hanno cominciato a tremare, scosse dal vento. Dai tetti le tegole volevano come proiettili", vorticando su strade, giardini, automobili... fino a schiantarsi dove capitava, e frantumandosi in mille pezzi. Mostrando tutta la fragilità umana e la potenza distruttiva di una calamità naturale.
«La fine del mondo»
Tutto è accaduto in pochi secondi, ma "sembravano la fine del mondo" raccontano in paese. Quel moto d’aria dalla forza incontrollabile in un minuto è riuscito ad abbattere muri, a svelgere cancelli. Ha sollevato gazebi, sradicato gli alberi, e scoperchiato le case. Una ventina, più o meno, quelle danneggiate. Nessuno si è fatto un graffio. A Torre del Lago, epicentro di quel tornado arrivato alla fine di una giornata d’allerta meteo, la sorpresa di trovarsi incolumi è grande quasi quanto lo spavento vissuto. E con pazienza Marcella spazza via dalla soglia di casa i resti di una notte che nessuno nella frazione potrà spazzare via dalla memoria.
«Miracolati»
Con il soffio del Libeccio che ha ripulito il cielo, l’alba, ieri, ha illuminato la profonda ferita in quell’angolo di frazione: i buchi sui tetti, le auto accartocciate, le tegole accumulate a ridosso della ferrovia che lasciano sull’asfalto un alone rosso come la terra di Siena. "Io una cosa così non l’avevo mai vista", ripete Marcella, e ripetono tutti i residenti riuniti intorno al bar gelateria “Valcauda“, che prepara caffè e raccoglie le testimonianze di una comunità che si sente, nonostante tutto, "miracolata". "Vedi quella casa – una deliziosa ca sa bianca su due piani a pochi passi dai binari delle ferrovia –, lì vive una famiglia con due bambini. Si sono ritrovati il tetto in camera da letto. Grazie a Dio erano tutti giù, al piano terra, riuniti in cucina per la cena". Come la maggior parte dei residenti di quell’isolato, a quell’ora.
I soccorsi
Erano passate le 20.30 quando la bufera, dopo una giornata di attesa, si è scatenata. E da quel momento il centralino dei vigili del fuoco non ha più smesso di squillare. Hanno trascorso la notte a rincorrere le emergenze, e – con il supporto dei Carabinieri, della Polizia Municipale e della Protezione Civile che hanno assistito le persone e messo in sicurezza l’area – hanno lavorato senza sosta per una notte un giorno intero. Impegnati a smontare grondaie pericolanti, liberare i tetti dai detriti, ispezionare una ad una le case, e annotare, con i tecnici del Comune, i danni riportati.
«Chi pagherà?»
Chi pagherà? È questa una delle domande che ricorre il giorno dopo. Perché il bilancio dei danni è ancora indefinito, ma pesantissimo. Sono cinque le abitazioni parzialmente inibite e sei, più l’ex pensione Villa Cionci, inagibili. Quindici persone hanno dovuto lasciare i loro alloggi. Due anziani, entrambi allettati, hanno trovato ospitalità da parenti. Così anche una famiglia di origini rumene. Una mamma con la sua bambina ha trovato alloggio in un albergo della frazione, mentre gli ospiti del B&B, sette in totale, sono stati ospitati dal Comune negli spazi della Circoscrizione Marco Polo. Il vicesindaco Valter Alberici , tornato al mattino sul posto, ringrazia l’intera macchina dei soccorsi, e scuote la testa: "Tutto questo sembra incredibile". E invece è una realtà, con cui la piccola comunità sulla punta del viale Marconi, già in moto per le autorizzazioni dei lavori, adesso dovrà fare i conti.