
Manlio Cancogni è scomparso il 1° settembre 2015 all’età di 99 anni
Finirà a carte bollate una vicenda che vede come contendenti da una parte l’associazione "Amici di Marco Marcucci", nata nel 2010 a Pietrasanta per valorizzare la figura del pittore viareggino vissuto nel ’900, e dall’altra gli eredi dello scrittore e giornalista Manlio Cancogni, amico di Marcucci e tra i soci fondatori, nonché ex presidente, dell’associazione. Quest’ultima rivendica infatti la restituzione di una ventina di quadri realizzati da Marcucci e custoditi nella sua casa di Fiumetto da Cancogni, scomparso nel settembre 2015, sostenendo che fu lo stesso Cancogni ad esprimere questa volontà in uno scritto olografo.
Alla luce però del diniego degli eredi di Cancogni, l’associazione ha deciso di procedere con una causa civile affidandosi all’avvocato Fabrizio Pelletti, con studio a Pietrasanta, con l’obiettivo di recuperare ciò che dovrebbe loro spettare. "Ho frequentato la casa di Cancogni per almeno 30 anni – scrive Ireno Francesconi, segretario e tesoriere degli ’Amici di Mario Marcucci’ – grazie al rapporto di profonda amicizia che mi legava a Manlio. Fu sua l’idea, insieme a Cesare Garboli e Mario Soldati, di costituire l’associazione e di lasciare tutti i quadri di Marcucci, di sua proprietà, all’associazione, come risulta anche dal verbale dell’assemblea del Consiglio d’amministrazione che si tenne a casa sua a Fiumetto".
I dipinti, realizzati negli anni ’40-’50, come detto sono una ventina. Tra questi figurano "Cipolline", "Marina con cabine", "Castagne" e "L’angelo del Liponard" tratto dal racconto di Mario Tobino. Quadri il cui valore commerciale passa in secondo piano vista la loro importanza affettiva e soprattutto la volontà espressa da Cancogni di lasciarli all’associazione nonostante la moglie di Cancogni Maria Vittoria Vittori, detta Rori (scomparsa nel maggio 2024) non fosse d’accordo con quella donazione. "Rori era contraria perché non voleva privarsi della vista dei quadri di Marcucci – prosegue Francesconi – e pertanto si convenne con Manlio di lasciarli appesi e di prenderli solo dopo la scomparsa di Rori. Quando Rori è venuta a mancare ho scritto ai loro eredi chiedendo di rispettare la volontà di Cancogni. Finché, lo scorso gennaio, la loro legale mi ha scritto dicendo che la richiesta era stata rigettata in quanto secondo loro ’nulla è dovuto all’associazione’".
Spetterà a un giudice dipanare la matassa.