DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

Ecco le nostre origini ancestrali. Riaffiorano tracce del Paleolitico. Qui viveva l’uomo di Neanderthal

Il rinvenimento da parte dell’associazione "ArcheoVersilia" lungo la valle di Valdicastello Carducci. In una sottogrotta sono stati individuati selci, utensili e ossa. A marzo partiranno gli scavi.

Il rinvenimento da parte dell’associazione "ArcheoVersilia" lungo la valle di Valdicastello Carducci. In una sottogrotta sono stati individuati selci, utensili e ossa. A marzo partiranno gli scavi.

Il rinvenimento da parte dell’associazione "ArcheoVersilia" lungo la valle di Valdicastello Carducci. In una sottogrotta sono stati individuati selci, utensili e ossa. A marzo partiranno gli scavi.

Il ritrovamento è di quelli che hanno fatto venire i brividi lungo la schiena ai ricercatori. Nel momento in cui hanno capito cosa c’era davanti ai loro occhi la mente è andata subito indietro di 130mila anni, compiendo un immaginario viaggio spazio-temporale di cui si parlerà tanto. Le prove sono schiaccianti: in quella sottogrotta ci ha vissuto l’uomo di Neanderthal e chissà quante specie animali. Di certo rinoceronti e ippopotami, di cui sono state rinvenute alcune tracce. Per Valdicastello è una giornata storica perché è qui che è stato rinvenuto il primo sito archeologico risalente al Paleolitico Medio dell’intero comprensorio apuo versiliese.

Ad annunciare la strabiliante scoperta è l’associazione "ArcheoVersilia". Alcuni giorni fa, insieme all’assessore alle frazioni Ermanno Sorbo e al presidente del Comitato di Valdicastello Lauro Bonuccelli, l’associazione ha partecipato al sopralluogo lungo la valle della frazione carducciana effettuato da un team tecnico di archeologi, paleontologi e ricercatori guidato dal funzionario della Soprintendenza Giulia Picchi e dalla sua collega Marta Colombo. Il progetto, avviato due anni fa sempre insieme alla Soprintendenza, ha consentito infatti di individuare nuovi siti. Il prossimo passo, quello degli scavi veri e propri, è in calendario a marzo. Al momento, però, "ArcheoVersilia" preferisce mantenere uno stretto riserbo sul punto esatto del ritrovamento: il rischio è ci vadano persone non competenti, rovinando il contesto scientifico. Di certo, al momento, ci sono i materiali tornati alla luce dopo la bellezza di milletrecento secoli. Parliamo di selci e materiale litico (utensili) raccolti in terra e in certi casi già rimossi per consentire al dipartimento di Paleotologia dell’università di Pisa di studiarli. Stesso discorso per la breccia ossifera, conglomerato di roccia e ossa fossilizzate rinvenuto insieme a un dente di rinoceronte, un osso di ippopotamo e resti di cervidi. La speranza è di trovare anche ossa umane. "È una scoperta eccezionale – dice Sorbo – che potrà accreditare Valdicastello come sede didattica, di ricerca archeologica ma anche come sito turistico e punto di valorizzazione del patrimonio culturale. Perfettamente in linea con il museo che vorremmo creare nel sito delle miniere ex Edem una volta concluse le operazioni di pulizia e messa in sicurezza finanziate con le risorse del Pnrr".

Daniele Masseglia