REDAZIONE VIAREGGIO

Enzo Brocchini, l’unico vero "Patriarca" di Viareggio

Ancora oggi percorrendo i viali a mare di Viareggio in direzione del molo, subito dopo il Principe di Piemonte, fa sempre un certo effetto vedere, lato monte, la scritta Patriarca. Attenzione, e l’invito è rivolto ai nostalgici, a non cadere in inganno: Patriarca è ora solo il nome di un residence e non del ristorante che per quasi trenta anni, dal 1974 al 2003, ha segnato un’epoca, regalando alla città serate memorabili e una visibilità internazionale difficilmente quantificabile. Al timone del Patriarca c’era un uomo – Enzo Brocchini, scomparso nel 2008 – nato con il bernoccolo dell’accoglienza e un debole per la cucina, un tipo che con la clientela ci sapeva fare, Era cresciuto lavorando in prestigiosi alberghi in città. Poi aveva lasciato l’Italia per "conoscere il mondo".

Dalla natia Bargecchia, aveva seguito il profumo della sua passione. Ogni anno, un bagaglio di esperienza in più da immagazzinare e da utilizzare in futuro. Così dopo aver fatto una lunga gavetta della quale andava orgoglioso. "È stata la mia scuola di vita e di lavoro" raccontava con una punta di comprensibile compiacimento – nel 1974 apri il Patriarca, lasciando subito intendere che non sarebbe stato un locale “normale”, ma fuori categoria. Detto e fatto: il dado era tratto. Enzo Brocchini voleva dimostrare che dietro quell’insegna e quelle “stelle” Michelin che anno dopo anno punteggiavano il cielo sopra il suo ristorante, c’era esperienza e amore per il mestiere, il piacere del cibo e del mangiar bene, alla quale aveva saputo aggiungere il gusto dell’innovazione e della sorpresa. E le sorprese cominciarono ad arrivare visto che in poco tempo, cavalcando l’onda degli anni ancora ruggenti della Versilia, il Patriarca diventò il ritrovo per eccellenza di chi contava davvero. Da Mina a Sinatra, da Clinton a Valentino, da Gasmann a Benigni e Fellini. L’elenco è sterminato. E la conferma veniva dalla presenza serale di scatenati paparazzi alla ricerca di qualche scattato brillante. O piccante. Se le foto dei personaggi ritratti con Enzo Brocchini si fossero trasformate d’incanto in figurine della raccolte degli album della Panini, non ci sarebbe voluto molto tempo per essere completati perché andare al Patriarca non era solo una moda ma un piacere, difficile trovare posto se non avevi prenotato almeno due settimane prima.

L’unica amarezza, in tanti anni al pubblico, neanche fosse colpa sua, i vandalismi che mani ignote riservarono alla Rolls Royce del regista Mauro Bolognini, parcheggiata nelle vicinanze del locale, a due passi dalla Passeggiata. Oggi Enzo Brocchini e il suo Patriarca vivono nella memoria di una città che probabilmente è cresciuta e si è sviluppata in un modo nel quale lo stesso Brocchini non si sarebbe riconosciuto. Lo aveva intuito quando decise di chiudere i battenti. Un cruccio che non era mai riuscito a metabolizzare.