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Escavazione marmo, le priorità del Pd: "Ambiente, sicurezza e lavoro". Condivisa la linea della Fillea-Cgil

I circoli Dem chiedono l’applicazione della legge regionale che impone di lavorare in loco il 50% del materiale estratto

Escavazione marmo, le priorità del Pd: "Ambiente, sicurezza e lavoro". Condivisa la linea della Fillea-Cgil

Un’escavazione del marmo che tenga conto del rispetto per l’ambiente ma anche dell’occupazione e della sicurezza nei posti di lavoro. È un appello accorato quello che il Pd Versilia e i quattro circoli di Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza e Stazzema, lanciano a sostegno del recente intervento della Fillea-Cgil di Lucca e Massa Carrara. Il sindacato aveva chiesto infatti una svolta per coniugare ambiente, lavoro e sicurezza, partendo da due punti-cardine: il marmo come ricchezza per tutti e la necessità di contingentare l’escavato. "La Fillea-Cgil – spiegano i Dem – affermano che il marmo, bene non riproducibile, sia una ricchezza da non lasciare in mano a pochi, ma un patrimonio di tutti come le montagne da cui viene estratto. Condividiamo questa impostazione, inclusa la richiesta di non rimandare gli obiettivi fissati dalla legge regionale n.35 che vincola l’escavazione all’obbligo di lavorazione in loco di almeno il 50% del materiale estratto al fine di redistribuire la ricchezza e contingentare la risorsa marmo, sia per il valore ambientale e paesaggistico unico delle Apuane sia perché i ritmi imposti dalla tecnologia hanno portato ad un aumento degli impatti ambientali, senza che tutto questo si sia tradotto in un corrispondente aumento dei posti di lavoro, del benessere dei cittadini delle zone a più alto sfruttamento della risorsa marmo".

Non solo: il Pd si dice d’accordo con il sindacato anche sulla necessità di incentivare processi innovativi per limitare gli scarti, garantire la tracciabilità del materiale estratto, assicurare la formazione, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e sospendendo permessi e concessioni a chi viola le norme. "Sarebbe però sbagliato – concludono – lasciare questa partita alla buona volontà dei singoli comuni. Investimenti, metodi e strumentazioni per il controllo devono essere forniti dalla Regione, che dovrebbe anche rimodulare la norma sulla compensazione economica ambientale, calcolandola non sul materiale commerciabile estratto, ma sul complesso dei volumi reali sottratti alla montagna. Con vantaggi ambientali dato che le aziende avrebbero più rispetto per il monte e cercherebbero materiali di qualità. Chiediamo infine una progressiva riduzione dell’escavazione dalle cave attive avviando un confronto con sindacato, associazioni ambientaliste e imprese".