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Gli operatori del settore balneare che hanno protestato a Carrarafiere
Il mondo della balneazione sta manifestando segni di ’ribellione’ sempre più netti al fronte comune con il centrodestra sul tema della Bolkestein. Nell’ambiente si parla ormai apertamente di "tradimento del governo" (l’espressione è del portale Mondo Balneare), e la crescente insicurezza degli operatori rispetto al proprio futuro si è tradotta, due giorni fa, in una dura presa di posizione contro la politica e lo stesso sindacato dei balneari.
A Carrarafiere, dove erano in corso i lavori della Cna Balneari con un convegno dal titolo "Spiagge: la riforma delle concessioni demaniali. I provvedimenti nel dl Salva-Infrazioni e le istanze Cna", un centinaio di operatori del settore, arrivati con una pattuglia nutrita anche da Viareggio e dalla Versilia, si è presentato con fischietti, trombe, felpe rosse e bandiere con la scritta "No alle aste" e ha interrotto i lavori a suon di proteste. "La notte non si dorme più – hanno spiegato i balneari –; in questi anni tutte le sigle sindacali ci hanno fatto delle promesse cadute nel vuoto. Nessuno è riuscito a darci delle risposte e a tutelare le nostre aziende".
Breve passo indietro: nel corso dell’ultima campagna elettorale, era stata la stessa premier in pectore (e poi designata) Giorgia Meloni a esporsi per i balneari: "Difenderemo le imprese". Due anni e mezzo dopo, però, le aziende del mare sono più in bilico che mai. Il decreto ’Salva infrazioni’ ha dato ai singoli Comuni la possibilità di prorogare la validità dei titoli fino al 2027, ma alcuni Tar hanno già disapplicato la norma; inoltre, dal secco "no alle aste" si è passati alla redazione del regolamento per le evidenze pubbliche. La possibilità di perdere la propria impresa è sempre più concreta per gli operatori del settore, dunque, mentre al momento gli indennizzi restano solo sulla carta, in attesa del decreto attuativo del Ministero delle infrastrutture che andrà approvato entro il 31 marzo.
Stante la situazione, a Carrarafiere è esplosa la rabbia contro i propri referenti sindacali e politici: le sigle sono state accusate di non aver portato a casa i risultati promessi, mentre la deputata versiliese della Lega Elisa Montemagni è stata invitata ad andarsene e ha lasciato l’assemblea in lacrime. Intanto, sulla stagione estiva ormai alle porte aleggiano ombre funeste: da nord a sud, alcuni Comuni hanno già iniziato a indire le gare per le concessioni balneari, e si parla di alcune imprese che non apriranno i battenti in vista dell’estate 2025. "Siamo stanchi ed esasperati – ha detto una balneare della Versilia –; non abbiamo mai avuto chiarezza da parte di nessuno sindacato. Dove sono finite tutte le opportunità che avevamo per salvare le nostre aziende? La mappatura, nella quale avevamo creduto tutti, che fine ha fatto?".
Anche da parte dello stesso sindacato, la fiducia nei confronti dell’azione dell’esecutivo appare più che incrinata. "La preoccupazione è alta – ammette Cristiano Tomei, coordinatore di Cna Balneari –; il decreto deve dare rsiposte sia sotto il profilo delle imprese, e quindi economico, sia di carattere amministrativo. Noi aspettavamo una traccia (del decreto; ndr) a gennaio, manca un mese e quindi abbiamo chiamato a raccolta esperti e parlamentari perché inizi questa interlocuzione che deve guardare sia alla parte amministrativa, quindi a Regioni e Comuni, sia a quella di dare certezze a oltre 30mila imprese balneari italiane che hanno costruito qualcosa di importante. Serve il riconoscimento del valore d’impresa che non si fermi all’equo indennizzo degli ultimi cinque anni, ed è fondamentale che si faccia presto – sottolinea Tomei – per dare risposte. Bisogna cominciare a dare una certezza economica, amministrativa, giuridica, politica e sindacale a un settore che è un pilastro fondamentale".