Fascismo, la rilettura di Sgarbi. L’arte da salvare nel Ventennio. L’opera propone un’analisi inedita

L’evento lunedì a Villa Bertelli: l’autore segue il filo della storia che inizia ai primi del Novecento. Una ricostruzione accurata di un periodo comunque florido per il proliferare di autori e circoli .

Fascismo, la rilettura di Sgarbi. L’arte da salvare nel Ventennio. L’opera propone un’analisi inedita

Vittorio Sgarbi presenta un libro sull’arte nel Ventennio fascista

Vittorio Sgarbi torna a Villa Bertelli con il suo ultimo libro dal suggestivo titolo "Arte e fascismo" (La Nave di Teseo Editore), una sorta di rilettura del Ventennio dal punto di vista culturale e artistico con lo sforzo dell’autore di di scindere l’arte prodotta in quegli anni bui dal potere oppressivo che veniva esercitato da Mussolini e i suoi gerarchi. La conclusione cui giunge l’autore è che nell’arte in fondo non c’è fascismo. . L’appuntamento è per lunedì alle 21.15 nel Giardino dei lecci di Villa Bertelli a Forte dei Marmi.

In questa sua nuova opera letteraria Sgarbi racconta il Ventennio dal punto di vista artistico, partendo da una storia ancora precedente, che poi si inserirà e morirà in questo controverso e sofferto periodo storico. "Vent’anni del Novecento – scrive Pierluigi Battista nella prefazione – dalla marcia su Roma nell’ottobre 1922 al drammatico epilogo della Seconda guerra mondiale nel 1945, che sono stati giudicati dalla storia come il momento più triste del secolo che abbiamo alle spalle. Gli stessi anni, nell’arte, sono il tempo di ‘Valori Plastici’, di ‘Novecento’, del gruppo di artisti che si raccoglie attorno a Margherita Sarfatti. Una tale ricchezza di esperienze, autori, circoli che ha fatto dire a una grande studiosa, Elena Pontiggia, che ‘gli anni Trenta non sono un decennio, mi fanno pensare a un secolo’".

Vittorio Sgarbi segue il filo dell’arte in una storia che inizia prima del Fascismo, che dentro il ventennio cresce, e dopo il Fascismo viene spazzata via insieme alla naturale condanna del regime. Sgarbi distingue pertanto l’espressione artistica dal potere esercitato in modo brutale in quegli anni e per questo, a fianco di de Chirico, Morandi, Martini, salva dall’oblio Wildt, Guidi, la grande stagione dell’architettura e della grafica, ma anche Depero, il Futurismo e oltre, fino alla rivelazione di due scultori formidabili mai apparsi all’onore della critica, Biagio Poidimani e Domenico Ponzi. “Un crocevia di dimenticanze e di rimozioni ha reso difficile la ricostruzione dello stato dell’arte durante il Fascismo. Ci sono voluti decenni, ma alla fine la verità storica si impone. Per capire chi siamo stati, come siamo stati e a quale storia apparteniamo.” Ingresso libero. Prenotazione 0584 787251.