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Forte dei Marmi, "Troppe ville minimaliste. Così perderemo la tipicità"

L’analisi dell’architetto Pacini che lancia un allarme sul proliferare di case-cubo. "Soluzioni moderne possono convivere con l’esistente ma in modo armonico"

L’architetto Marco Pacini esprime perplessità sulle nuove costruzioni in paese

Forte dei Marmi, 10 settembre 2020 - Il nuovo trend "delle case bianche" influirà sulle sorti di Forte dei Marmi? E’ l’architetto Marco Pacini, uno dei più noti progettisti locali (tra i tanti incarichi ha seguito i lavori di ampliamento della Croce Verde e seguito il recupero della storica villa Oasi in via Raffaelli) ad analizzare il proliferare dell’architettura "contemporanea", aprendo una riflessione sulla perdita della tipicità degli edifici che hanno fatto la fortuna del paese. In attesa del piano operativo, e del conseguente regolamento edilizio che potrebbe permettere vincoli più stringenti, è sotto gli occhi di tutti il moltiplicarsi di ville minimaliste e dalle nette forme geometriche, distanti dalle dimore su un unico piano e col caratteristico tetto di tegole.

"Le ville e gli edifici di valore storico e documentario sono per fortuna vincolati dal Regolamento urbanistico e non possono essere trasformati più di tanto – comincia l’architetto – ma la stragrande maggioranza degli edifici privati non ha particolari vincoli architettonici e di stile, e possono cambiare radicalmente la propria immagine. Se è lecito che un edificio possa liberamente essere modificato (nei limiti delle norme urbanistiche), è opportuno che possa mutare stile e quindi le caratteristiche generali del paese? La trasformazione di molte abitazioni in architetture minimali senza il tipico tetto toscano, niente persiane, infissi metallici, uso massiccio di gres porcellanato sulle facciate, parapetti dei balconi in vetro, grandi aperture a vetro, tutte bianche, pone l’inquietante interrogativo di cosa ne sarà del “genius loci” del nostro bel paese tra qualche anno. Oggi assistiamo alla demolizione di abitazioni, ed alla loro ricostruzione con un risultato straniante: nulla hanno di legame con la nostra storia, la cultura del luogo, la nostra tradizione edilizia; architetture che possono essere adatte a qualunque altro posto nel mondo, perché senza storia. Pochi esempi sono di buona qualità, molti sono il risultato di un “copia e incolla” da riviste di architettura".

«Questo non vuol dire che non sia possibile far convivere l’architettura contemporanea con la conservazione del patrimonio edilizio esistente – precisa Pacini – ma una riflessione è necessaria soprattutto in previsione della stesura del nuovo Piano operativo che vedrà il consiglio comunale discutere del futuro della nostra città; la fortuna turistica di un luogo è intimamente legata anche all’aspetto architettonico. Spetta a noi capire se questa è la Forte dei Marmi che vogliamo nel prossimo futuro, oppure se non sia necessario adottare strumenti di tutela dell’architettura tipica locale, pur nel rispetto di un principio di libertà progettuale, ma in un quadro di tutela dell’immagine storica e culturale del posto". Francesca Navari