REDAZIONE VIAREGGIO

Ogni giorno qualcuno abbandona un gatto

Morto il cucciolo trovato in una scatola. E il gattile Asav lancia l’allarme

Le volontarie del gattile

Le volontarie del gattile

Viareggio, 3 luglio 2018 - Non è morto in una scatola di cartone; ma nell’abbraccio di chi lo ha raccolto. Questa è l’unica, misera, consolazione. Finisce così la storia troppo breve di un gattino, abbandonato lunedì in una scatola da scarpe con altri cuccioli di fronte all’Ex Fervet, al Campo d’Aviazione. E’ la storia troppo simile ad altre che affollano il gattile di Viareggio, gestito dai volontari di Asav. Che hanno accolto quel gattino. Non hanno avuto il tempo di dargli un nome, ma una carezza, almeno quella, sì. «Adesso una balia umana si preoccupa di allettare i suoi fratelli con il biberon. Li ha presi in cura, come sempre. Sono provati, ma forti» sospira Marisa Poletti, in uno dei rari momenti in cui non parla al telefono. Riceve decine di chiamate ogni giorno la presidente dell’associazione animalista che si occupa del rifugio felino nel cuore di via Salvatori.

«E ogni chiamata è un’emergenza, ci sono abbandoni ogni santo giorno». Non è riuscita a salvare il gattino senza un nome, ma insieme agli altri volontari prova a dare una speranza a quelli arrivati e che arriveranno. «Ogni volta che raccogliamo una cucciolata da qualche angolo è una sconfitta. Per tutti. L’abbandono di un animale non è soltanto un reato punito dalla legge penale, ma è anche la violazione di un imperativo morale: custodire e proteggere una creatura innocente» dice Marisa. Che non si stanca di insistere su un punto: la sterilizzazione. «E’ fondamentale promuovere questa cultura, ogni gatto che nasce deve poter avere un futuro. Non si può pensare di lasciarlo in una scatola di cartone». Nel migliore dei casi sperando che qualcuno la trovi, e se ne occupi. 

Asav si occupa di tutti, senza distinzione. Oggi al gattile ci sono almeno 40 cuccioli che aspettano un’adozione, oltre a quelli temporaneamente in stallo e alla colonia stanziale. Dove ogni gatto ha il suo nome e il suo carattere: Eirù non ha più le orecchie; La signorina Carlo ha vent’anni ed è cieca. Come Čajkovskij. Giadino è un tripode. Ci sono le napoletane, arrivate dalla Campania. C’è Marilù che è stata investita e lasciata per strada. Per un mese e mezzo è stata imboccata, adesso restituisce quelle cure con una straordinaria dolcezza. Poi c’è Omero, scartato da un negozio di animali per quel vizio di fare pipì ovunque... Vivono tutti in via Salvatori, grazie alle donazioni e al volontariato. Vivono in un gattile che sembra un salotto. Passano da una cesta all’altra, da un grattino all’altro, da una ciotola all’altra. «Cerchiamo di dare a tutti una casa, anche a quei gatti a cui nessuno apre la porta».