Le sue opere sono un preludio, un cenno a qualcosa che non si vede. Mostrano l’essenziale, alludendo però all’emozione di un momento. Un equilibrio onirico che mantiene le figure, animate da uno spirito antiretorico, sospese tra surreale oggettività e sentimento. Nasce così “Gesto e materia“, la personale di scultura dell’artista viareggino Gionata Francesconi, a cura di Irma Morieri, che sarà inaugurata oggi alle 12.30 al Palazzo Bastogi a Firenze, sede del Consiglio Regionale, dove resterà allestita con i suoi bronzi, le terracotte, le cartapeste, fino al 19 ottobre. Nasce così, senza essere cercata, figlia di ogni tempo attraversato dall’autore, di ogni stagione vissuta. Per essere afferrata con i sensi.
Come la carriera artistica di Francesconi, che per volontà di suo padre Mario e della madre Diana, entrambi artisti, non ha frequentato l’Accademia d’Arte, ma si è formato nella provincia, quella di Viareggio, eletta a capitale della cultura. L’arte riempiva infatti la casa dei Francesconi, a pochi passi da quella di Moses Levy. Frequentata da tanti Maestri del Novecento, da Mino Maccari a Cesare Zavattini. E poi le giornate a passeggio sul mare con Leonida Rèpaci, in cima al Molo con Romano Bilenchi che a Gionata e alla sua famiglia dedicò il racconto “Padre e figlio“. “Se sarà destino, allora sarà l’arte a venirti a cercare“, gli diceva suo padre. Così Francesconi si iscrisse all’istituto Nautico, coltivando però quel “gesto“ innato, navigando a vele aperte nel suo destino, e afferrando la “materia“ per trasformarla in un’idea concreta. Che pesca dalla realtà, ma dalla realtà rifugge. Questo si percepisce dalle piccole sculture, una parata tra fiaba e grottesco, ai giganti del Carnevale che Francesconi ha costruito per oltre trent’anni, mescolando poesia e provocazione.
La mostra sarà presentata oggi dal critico d’arte Daniela Pronestìd, coi saluti del presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo che ha firmato anche un contributo del catalogo, col testo critico di Andrea Furrer e le foto di Eugenio Gherardi Angiolini.
Martina Del Chicca