Gherardo Guidi e il suo libro: "Vi svelo la mia Capannina"

L'autore di "Così ho sedotto la notte" racconta la storia del locale di Forte dei Marmi

Gherardo Guidi di fronte alla Capannina

Gherardo Guidi di fronte alla Capannina

Forte dei Marmi, 4 agosto 2018 - Il patron della Capannina di Forte dei Marmi, Gherardo Guidi, ha inviato una lettera a La Nazione. La riportiamo qui sotto.

Caro Direttore Francesco Carrassi,

desidero ringraziare con queste parole la stampa e il pubblico per l'attenzione che hanno voluto riservare al mio libro "Così ho sedotto la notte" che proprio un anno fa veniva presentato alla Capannina. In questi dodici mesi è stata una bella soddisfazione scoprire quante persone hanno voluto condividere con me le proprie emozioni e i ricordi di questi che sono e resteranno i migliori anni della nostra vita.

Adesso, alla vigilia della nuova distribuzione del libro riservata ai lettori della Versilia, consentimi - nel nome dell'amicizia storica che mi lega alla Nazione - di completare con questo intervento alcune lacune. Di regalare quello che non troveranno scritto nel libro. Mi riferisco a quel senso di gioia che mi ha sempre accompagnato lungo questo percorso dedicato alla vita notturna. Ogni volta che ho intrapreso una nuova strada, che ho puntato su un artista, che ho incontrato una nuova città mi sono posto una domanda: farò bene?

Riuscirò a offrire un programma adeguato alle aspettative? Ti confesso che non ci dormivo la notte. Mi svegliavo, prendevo qualche appunto. Poi al mattino successivo rileggevo quelle note e ripartivo di slancio. La storia contenuta nel libro racconta successi, incertezze, rapporto con i grandi dello spettacolo. Non faccio nomi, per non ripeterli, perché tutti i grandi hanno suonato nei miei locali.

Li sceglievo e continuo a sceglierli uno per uno perché in fin dei conti ha sempre prevalso la mia vocazione e la preparazione di batterista. Di musicista prestato alla gestione dello spettacolo. Sempre a base di musica dal vivo. E ogni volta, potendo contare sull'aiuto prezioso di mia moglie Carla.

Il tuo giornale mi ha sempre seguito con affetto, dai tempi di Piero Paoli e Guido Parigi Bini, con Aldo Valleroni, Umberto Cecchi e tutte le firme che negli anni sono state attente sentinelle delle mie attività e che oggi, idealmente, saluto tutte nella tua persona.

Ed è a queste colonne che confido il mio pensiero. Perché penso di aver fatto ballare, con gusto, centinaia di migliaia di persone. Intere generazioni. Da Castelfranco di Sotto a Firenze, da Bologna alla Versilia. In una storia che è nota a molti. Quello che non è noto è il dietro le quinte.

C'è una parte della mia attività che è meno nota. E' quella che mi ha visto protagonista di trasmissioni televisive in prima serata Rai, come produttore di serate di successo a iniziare dal "Festival delle orchestre" di Trento, per proseguire con "Rockband" dall'Arena di Verona, "Mare contro mare" in un simpatico derby tra Versilia e Riviera romagnola. Dicevo che ho fatto ballare centinaia di migliaia di persone. Dimenticavo di dire che ho macinato centinaia di migliaia di chilometri alla ricerca della perfezione.

E sai cosa ti dico? Che l'ho fatto sempre con attenzione, professionalità e...gioia. Ecco, voglio dire ai giovani di oggi, quelli che vengono a ballare in Capannina e che domani saranno protagonisti della vita, che se un segreto c'è nella mia storia come in quella di ciascuno di noi, quel segreto è fare qualcosa che ti piace. Solo così ti senti realizzato, giorno dopo giorno. Mai arrivato. Realizzato. Felice. Gioioso.

Anche quando osi in campi che non sono i tuoi. Come quando ho prodotto serie tv sulla Bussola, quando ho voluto "Sapore di mare" nei miei locali, quando con Vittorio Cecchi Gori abbiamo lanciato gli artisti toscani di "Aria Fresca" e oggi, osservandoli in tv, proviamo tutti un senso di felicità.

Da oggi entriamo nel clou dell'estate. La Capannina è pronta a fare la sua parte, come sempre. Puntando sui giovani artisti, sul pianobar, sui disc jockey. Qui si sono alternate intere generazioni. E oggi i figli dei primi avventori vengono a portarmi il saluto di chi qui si è innamorato.

Concludo ringraziando La Nazione per questa iniziativa, i miei collaboratori, le persone che fermandomi citano gli aneddoti del mio libro, i giornalisti tutti. Vivo questa vigilia con la stessa domanda: avrò fatto bene? Mi riscopro ragazzo.

Quel ragazzo nato a Nueva York che poi era un campo di grano (lo capirete leggendo il libro) e che si trovò proiettato alla guida di un locale senza sapere da dove si cominciava. Faccio tutto questo a testa alta, come mi hanno insegnato i genitori. Cerco di difendere il divertimento sano.

Sono grato al nostro Paese che mi ha fatto Commendatore prima e Grande Ufficiale poi. Guardo al futuro che ha il sorriso di una bella donna che cammina sulla battigia di Forte dei Marmi al tramonto. Rivolgo a tutti un abbraccio allargato a mia moglie Carla e mia figlia Cristina. Buona lettura