
Gil Addio o arrivederci?
Consultare il suo albo d’oro fa venire le vertigini. Sono una cinquantina (49 per l’esattezza) i titoli conquistati in carriera con la nazionale spagnola e i club in cui ha militato, inclusi i tre scudetti vinti dal 2014 al 2016 con la maglia del Forte dei Marmi, la squadra in cui fra pochi mesi concluderà la sua inarrivabile carriera. Pedro Gil Gomez, classe 1980, spagnolo, ha ufficializzato il suo addio all’hockey al termine di questa stagione, 24 ore dopo aver segnato 2 reti, fornito un assist e colpito un palo e una traversa nell’ultima partita di campionato giocata con i colori rossoblù: non proprio un atleta in disarmo.
Come sei arrivato a dire basta?
"Non è facile saper smettere anche perchè faccio quello che più mi piace nella vita. In questi ultimi tempi al termine della settimana di allenamento, non sempre riuscivo a ottenere quello che volevo, quindi ho preso questa decisione, anche perchè voglio smettere essendo ancora in grado di dare qualcosa, pur capendo che, ovviamente, non può essere come qualche anno fa. Nel 2021 alla fine del rapporto con lo Sporting avrei voluto smettere, ma non mi piaceva farlo in una stagione giocata a porte chiuse per il Covid. E’ arrivata l’offerta del Forte dei Marmi, dove ero stato molto bene, e ho deciso che avrei chiuso qui. Spero di poterlo fare conquistando qualche altro trofeo".
Un momento bello e uno brutto della tua carriera?
"Il più brutto l’europeo di Alcobendas 2014. Avevo deciso di chiudere con la nazionale e volevo farlo con una vittoria davanti al pubblico spagnolo, invece vinse l’Italia. I più belli sono stati l’europeo under 17 vinto in Portogallo battendo i padroni di casa in finale e il mondiale argentino 2001 a San Juan, anche lì superando in finale i padroni di casa".
Da ragazzo avevi dei modelli? Non ho mai avuto modelli perchè a me piaceva solo giocare e ogni occasione era buona, anche fuori della pista. Allora non pensavo di arrivare dove sono arrivato, l’unica cosa che volevo fare era giocare a hockey".
Perchè buona parte della tua carriera si è svolta fuori dalla Spagna?
"Il mio modo di intendere l’hockey è più vicino a quello portoghese, per questo non è un caso se ho giocato lì per 20 anni. Dopo quello portoghese e prima di quello spagnolo, per spettacolarità metto quello italiano che è un po’ un insieme delle due scuole".
Cosa ha significato Forte dei Marmi per te?
"Quando ero a Valdagno nel 2013 ero stato contattato da Barcellona e Forte dei Marmi. Sapevo che in Catalogna non sarebbe stato facile e poi dalla Versilia mi dissero che sarei stato per loro quello che Maradona era stato a Napoli. L’idea che puntavano su di me per arrivare alla prima vittoria è quella che mi fece decidere e non attesi neanche di sapere l’offerta del Barça".
Come immagini il tuo futuro fuori dalla pista?
"Sinceramente mi ha fatto molto piacere ricevere, poche ore dopo l’annuncio, varie proposte di lavoro e non resterò certo con le mani in mano. Tanta stima è importante, però ho deciso di prendermi un anno per stare in famiglia e valutare con calma cosa fare in futuro".
Giulio Arnolieri