MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

"Giù le mani dal parco pubblico". La Migliarina si ribella al cemento

Protesta dei residenti contro il piano della giunta per la costruzione di 16 case popolari nell’unico spazio verde "L’emergenza abitativa non può essere affrontata a discapito dell’ambiente. Si recuperino aree degradate".

Il rendering delle 16 case popolari. Progetto da 3,3milioni che concorre ad un bando della Regione

Il rendering delle 16 case popolari. Progetto da 3,3milioni che concorre ad un bando della Regione

Per ora è “solo“ un progetto pubblico sulla carta, che però concorre ad un bando ed ambisce ad ottenere un finanziamento (vincolato a nuove edificazioni) dalla Regione Toscana. Due nuove palazzine per l’edilizia popolare, con 8 alloggi ciascuna e un parcheggio condominiale, che il Comune vorrebbe realizzare in una porzione del parco pubblico Baden Powell alla Migliarina. "L’unico vero, grande, parco del quartiere" sottolineano i residenti.

Lo stesso parco che porta il nome del fondatore degli Scout, e dove gli Scout di Viareggio fanno attività ogni settimana. Dove giocano i bambini, si divertono i cani, passeggiano gli anziani, fanno esercizio gli sportivi... E dove, neppure due anni fa, furono piantati mille alberini, tra ginestre, lecci e pioppi, che in parte sono seccati e in parte sono stati “tritati“ dai tosaerba. Comunque perduti.

Ed è proprio in quest’area, per cui si ipotizzava anche la creazione di un orto urbano, che l’amministrazione Del Ghingaro ha immaginato l’edificazione dei nuovi alloggi di edilizia pubblica. "Ma pur consapevoli che l’emergenza casa a Viareggio è reale, e ha bisogno di risposte – premette Andrea Mallegni, tra i portavoce dei residenti –, riteniamo che cementificare quest’area verde, concorrendo ad allargare un’altra emergenza, quella ambientale, non sia una soluzione utile per nessuno".

È questo il punto, per cui ieri mattina una cinquantina di persone di tutte le età, per lo più residenti del quartiere, si sono ritrovate sull’erba del Baden Pawell per rivendicare la tutela del parco. "Non siamo indifferenti al problema abitativo che attanaglia la città, ma – dicono – siamo sicuri che si potrebbe dare la stessa risposta al problema, e con risultati migliori, identificando altre aree, tra l’altro già edificabili o in stato di degrado". Aree abbandonate, "Come l’ex Salov – ipotizzano – estremamente cementificata ma in completo disuso". "Altra soluzione – aggiungono – come già proposta all’amministrazione, dal Sindacato degli inquilini, potrebbe essere un censimento gli alloggi sfitti disponibili, allo scopo di individuare quelli da poter riqualificare per insediarvi delle famiglie, oltre ad uno studio per l’individuazione degli edifici in mano ad istituti di credito, coi quali il Comune potrebbe attivare convenzioni per l’utilizzo a scopo sociali".

Per questo vorrebbero poter aprire un dialogo con l’amministrazione Del Ghingaro, proprio per trovare una soluzione che tenga insieme la fame di alloggi e di ossigeno. "Dal punto di vista ambientale, anche alla luce del cambiamento climatico in atto – insiste Mallegni –, il parco Baden Powell rappresenta una risorsa importante. Perché assorbe le piogge sempre più abbondanti che cadono tra l’altro su una città, la nostra, che si allaga alla prima goccia, Mentre d’estate contribuisce a mitigare la temperature sempre più torride".

I residenti fanno dunque appello ai consiglieri di opposizione, "affinché vigilino", e a quelli di maggioranza, "affinché si aprano ai sentimenti della cittadinanza". Una parte della quale si sente estromessa dalla costruzione della città del futuro. "Sul percorso di progettazione di questi edifici siamo stati tenuti all’oscuro, anche quando – interviene Simone Colasanti – abbiamo chiesto informazioni". Era infatti il 10 di ottobre "Quando abbiamo visto una trivella fare dei saggi nel terreno" racconta. Ed è stato a quel punto che i residenti delle palazzine che affacciano sul parco hanno cercato, attraverso amici che siedono in consiglio, risposte a quell’intervento. "Ci è stato risposto che si trattava di semplici verifiche, comunque “niente di particolare“. Ma una palazzina in un parco pubblico, benché pensata per scopi sociali, è qualcosa di particolare". Tanto più "se guardiamo ai tanti edifici abbandonati e alle zone in stato degrado che potrebbero essere recuperate. E – conclude Colasanti – senza perdere un polmone della periferia".