Sì all’impiego dei robot nell’artigianato artistico, ma lasciando che l’opera venga realizzata in gran parte dalle persone in carne ed ossa. È ciò che pensa lo scultore Massimo Galleni (nella foto) a margine dell’infuocato incontro al Sant’Agostino promosso dall’artista Filippo Tincolini per parlare del binomio tradizione-tecnologia. "Alla tavola rotonda – spiega – è emerso il desiderio di promuovere i robot come macchine che fanno il 99% del lavoro. Pietrasanta non deve guardare a questo futuro, bensì rimanere un luogo di creatività, manualità e riproduzioni sempre uniche e non copie ripetitive, fredde e meccaniche. Non si può inseguire l’industrializzazione: il nostro artigianato è un’altra cosa, siamo lontani da quella concezione".
Galleni, titolare da tanti anni di un laboratorio in via Torraccia, tiene a precisare di non essere contro la tecnologia esendo anche lui dotato di un robot. "La differenza – prosegue – è avere il coraggio di fermarsi prima. Il che vuol dire utilizzare il robot nella fase più pericolosa e faticosa, cioè la smodellatura, lasciando però il 40-50% della realizzazione dell’opera alle nostre maestranze specializzate nel rispetto della tradizione. E investendo anche nell’ apprendistato. Dobbiamo saper gestire la tecnologia rispettando l’uomo e il saper fare con le mani. Il nostro artigianato si deve distinguere da chi desidera sfruttare la tecnologia industrializzando il settore".
d.m.