
Il lockdown ha portato via loro moltissimi degli allestimenti scenografici e teatrali che avevano in cantiere e così, dall’idea di cinque di loro, è nato il progetto, subito approvato dalla Fondazione Carnevale, di riammodernare i portoni dei 16 hangar del Carnevale dando loro letteralmente una nuova vita. Un riammodernamento nel segno della trazione però perché i 5 maestri coinvolti riproporranno 16 storici manifesti del Carnevale. Sono Carlo Lombardi, Stefano, Michele e Umberto Cinquini, Jacopo Allegrucci, Roberto Vannucci e Massimo Breschi, ai quali c’è da aggiungere, pur non facendo parte dell’associazione, anche Edoardo Ceragioli. A dire il vero hanno già iniziato da giorni e l’obiettivo è quello di concludere i lavori entro la presentazione dei bozzetti del prossimo 27 agosto.
Si tratta di manifesti emozionanti, che hanno fatto la storia della nostra manifestazione regina e che furono ideati dalla genialità, dalla matita, dalle tempere e dalla tavolozza del padre di Burlamacco, Uberto Bonetti, ma anche di altri illustri artisti. Dal meno recente, del 1926, al più recente, anno 2017, ogni manifesto ha fatto la storia del Carnevale e da adesso in poi, c’è da starne certi, quei portoni di 14 metri di altezza per 12 di larghezza, che custodiscono i giganti di cartapesta, diverranno spettacolo nello spettacolo. Il più riproposto è il maestro Uberto Bonetti che firmò il manifesto del 1937, del 1967, del 1968, del 1973 e del 1992, ma in ordine di tempo i più storici sono quelli del pittore e poeta spezzino Umberto “Siro“ Spironello, del 1930, e del pittore futurista Lucio Venna, del 1926. Ricordo degli edonistici anni 80 è il manifesto (1984) dell’insegnante e grafico viareggino Franco Signorini mentre più recenti sono quelli del grafico viareggino, allievo proprio dello stesso Franco Signorini, Stefano Giomi che firmò il manifesto del 2010, di Edoardo Ceragioli del 2011, del compianto maestrto Franco Michetti del 2017 e del professore di storia dell’arte, viareggino anch’esso, Franco Anichini del 2004. Insomma ogni qualvolta quei grandi portoni si apriranno e si chiuderanno sarà come sfogliare al rallentatore le pagine di una rivista carnevalesca.
"Questi costruttori – spiega nel dettaglio il vice presidente della Fondazione, Marco Szorenyi – hanno dato vita ad una A.t.i. (Associazione temporanea d’impresa) e hanno prestato la loro manodopera per questa bella iniziativa che dona ulteriore lustro alla Cittadella del Carnevale". Un lavoro imponente da eseguire con mani attente. I portoni, infatti, dopo esser stati lavati, sono stati scartati, curati con un trimer aggrappante ed infine con uno smalto apposito. Solo dopo, allorché i manifesti sono stati proiettati sui bandoni stessi, si è passato alla pennallatura con vernici apposite. Da adesso in poi la Cittadella del Carnevale diventa un luogo ancor più magico e assoluto scrigno della tradizione.
Sergio Iacopetti