BEPPE NELLI
Cronaca

I carristi rischiano di sparire travolti dai debiti

Alcuni artigiani hanno ricevuto protesti bancari. La Regione non paga il milione di contributo, mancano 50 mila euro di anticipo a testa

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di Beppe Nelli

Siete preoccupati perché non sapete se preparare la maschera per il 12 febbraio, o rinviare a quando farà più caldo? Tranquilli, il problema è altro. E fatevi un costume bello, potrebbe essere l’ultimo del Carnevale di Viareggio. Per lo meno del Carnevale come l’avete visto finora. I soldi della Regione non sono arrivati, e ogni costruttore è sotto di 50 mila euro nelle riscossioni degli anticipi. Banche e fornitori non fanno più credito, qualche carrista ha già ricevuto i protesti bancari di fatture non pagate. Senza gli anticipi finanziati dai contributi pubblici non può saldare i creditori, che non gli danno più ferro, plastica, tessuti, polistirolo, vetroresina... Qualcuno è al lumicino come lo Charlot di Lebigre (nella foto).

Agli hangar ci sono i maghi della cartapesta, non della carta moneta. Pesano gli aumenti vertiginosi delle materie prime e della bolletta energetica. L’esempio più eclatante è il ferro. L’intelaiatura delle costruzioni è fatta di barre di ferro, e il metallo è rincarato addirittura del 45%. "Significa – dice uno che la sa lunga – che se prima un carro si faceva con 8 mila euro di ferro, ora ce ne vogliono 15 mila. E qualcuno arriva a spenderne anche 30 mila". I carristi si sentono considerati meno di chi prepara le carrette organizzative: "Con loro la Fondazione ha fatto un incontro, con noi no. Evidentemente le carrette hanno un pacchetto elettorale più pesante, portano voti. Mentre sembra che alla città non importi più nulla del Carnevale".

Pesano le polemiche sorte con le associazioni del commercio e i balneari sugli slittamenti delle date dei corsi, ma soprattutto la freddezza social in merito a ogni discussione, perfino di fronte alla notizia che Nizza farà un Carnevale "normale". Eppure il tempo dei coriandoli sembra sospeso. Ora la carta più impellente è quella dei commercialisti e degli avvocati, visto che alcune aziende artigiane della Cittadella, con l’acqua alla gola, rischiano di essere portate in tribunale o potrebbero ricevere da un momento all’altro la visita dell’ufficiale giudiziario. Perché non pagano i fornitori. E non pagano perché non hanno soldi in cassa, né arrivano gli anticipi: il Comune ha onorato l’impegno con la Fondazione, il milione della Regione invece non si vede.

Il contratto prevede, per i carri di prima categoria, un anticipo mensile di 20 mila euro a partire dal 15 di ottobre. In proporzione, a dimezzare, valgono gli anticipi delle altre categorie. Ad oggi un carrista di prima avrebbe dovuto riscuotere 80 mila euro, ma ne ha avuti solo 30 mila. Il piatto piange per ben 50 mila euro. In seconda categoria ognuno ha avuto 15 mila euro su 40 mila. Alle banche poco importa la promessa di un altro anticipo a ridosso dell’inizio dei corsi, poi 30-40 mila euro a fine Carnevale, e il saldo con le premiazioni. Le banche sono sotto e vogliono il cash sonante e ballante. "E fanno a scaricabarile – è la lamentela – La banca dice che è colpa della Regione, la Regione dice che è colpa della banca".

Mentre mancano le garanzie della Regione verso le banche, da due anni i lavori extra Carnevale degli artigiani sono svaniti. Col Covid è crollata la richiesta di allestimenti pubblicitari e ornamentali, le scenografie teatrali e cinematografiche sono sparite, chi ha fatto qualche lavoro col bando del Festival Puccini ha riscosso somme con scarsissimi margini di profitto. In queste condizioni, anche le aziende più solide sono rimaste senza liquidità, perciò senza gli anticipi dei contributi non vanno più avanti. "Siamo al capolinea", anche se non tutti i carristi se ne sono accorti. Perfino i fornitori sono nel baratro. Qualche azienda che lavorava nell’indotto, come nella produzione di magliette stampate da gadget o per le mascherate, ha chiuso i battenti schiacciata dalla crisi. Nel clima di disinteresse generale, c’è difficoltà anche a racimolare i figuranti per le coreografie. "Siamo nella mota – è l’amara conclusione – . Se in Fondazione non ci fosse Marialina Marcucci, saremmo già col naso sotto. Ma se non arrivano i soldi ci finiremo presto". E la presidente? Alla Cittadella l’avrebbero sentita dire che se i soldi non arrivano entro lunedì come promesso dalla Regione, andrà a incatenarsi per protesta in piazza Duomo a Firenze. Che l’abbia detto o no, il coraggio non le mancherebbe.

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