I genitori sono divisi: "Voglio sapere dov’è": "Basta essere ossessivi ai nostri tempi non c’erano"

I commenti tra i padri e le madri dei ragazzi che frequentano le medie. Ma lo psicologo Emanuele Palagi invita a non demonizzare gli smartphone. "Piuttosto insegniamo ai nostri figli a gestirli e a non essere dipendenti".

I genitori sono divisi: "Voglio sapere dov’è": "Basta essere ossessivi ai nostri tempi non c’erano"

Ragazzi in classe mentre utilizzano il telefono cellulare

VIAREGGIO

Vietato portare il cellulare a scuola. Anche se spento. Anche se nascosto nello zaino. La circolare firmata dal ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, non piace ai genitori, almeno non a tutti: "Mia figlia si reca a scuola in bicicletta – racconta il papà di Caterina, un’adolescente che frequenta la seconda media in un comprensivo viareggino – io sono tranquillo perché so che ha con sé il cellulare durante il tragitto, non possono impedircelo". "Mio figlio è in terza media – aggiunge la mamma di Matteo – e torna a casa da scuola a piedi da solo e io pretendo di raggiungerlo telefonicamente quando voglio". "Sembra un metodo diseducativo quello imposto dal ministro – aggiunge la madre di Alessio -, quasi intimidatorio, sicuramente poco sicuro per i nostri figli. Inoltre in questo modo i ragazzi non comprendono l’uso corretto che ne devono fare". "Ma fatemi il piacere – irrompe il padre di Giulia – e quando andavamo noi a scuola? I cellulari non c’erano e siamo qua vivi e vegeti e con tanti amici in più rispetto a loro. L’uso eccessivo del telefonino, si sa, è deleterio per la salute e la socializzazione degli adolescenti. Io sono d’accordo col ministro, così, almeno a scuola, scrivono su quaderni e diari e parlano senza chattare".

Ma quanto incide veramente la tecnologia nella vita degli adolescenti? Lo spiega lo psicoterapeuta Emanuele Palagi che di recente ha pubblicato il libro Guida all’adolescenza. Guida per genitori preoccupati. "È assurdo che in Italia si debba ricorrere agli obblighi, quando basterebbe fare uso del buon senso. Detto questo io a mia figlia di 11 anni il cellulare non glielo compro ed ho tanti motivi per non farlo. L’uso eccessivo delle tecnologie – spiega lo psicoterapeueta – interferisce con la vita quotidiana è una sorta di dipendenza comportamentale. Il primo rischio è la familiarità che i ragazzi hanno con questi oggetti e questo porta ad abbassare la percezione del rischio. Poi c’è l’innamoramento che è quello che vediamo negli occhi dei nostri figli e dipende da un sistema che li esclude dalle stimolazioni ambientali e offre loro una gratificazione immediata. Perdono la capacità di gestire la noia. E invece è importante imparare l’attesa, gestire la noia perché significa anche sviluppare la creatività. Il terzo rischio – continua Palagi – sono i contenuti inappropriati per l’età: scene di violenza ma anche sessualità. Ma rischiano anche di finire nelle grinfie dei cyberbulli o di essere sommersi da notizie e informazioni false e prive di ogni fondamento. Altro grande problema riguarda i modelli da seguire: chi ha successo online, non è certo per meritocrazia, per aver preso un bel voto a storia o aver vinto una competizione. La maggior parte delle volte i nostri figli idolatrano modelli inadeguati, sicuramente non sani. L’uso eccessivo delle tecnologie – conclude il dottor Emanuele Palagi – fa relazionare i ragazzi con un micro mondo comodo e invece l’infanzia e la preadolescenza devono essere il momento dell’incontro".

Eleonora Prayer